Post militiam, studiis absolutis, postulavit ut illam Congregationem ingredi
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale212
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale214
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale216
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale218
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale220
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale222
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale224
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale226
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale228
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale230
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale232
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale234
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale236
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale238
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale240
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale242
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale244
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale246
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale248
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale250
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale252
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale254
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale256
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale258
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale260
Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale246
profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comporta-
mento quotidiano dei credenti. Essi vivono nel mondo e sono spesso segnati,
se non condizionati, dalla cultura dell'immagine che impone modelli e impulsi
contraddittori, nella negazione pratica di Dio: non c'è più bisogno di Dio, di
pensare a Lui e di ritornare a Lui. Inoltre, la mentalità edonistica e consumi-
stica predominante favorisce, nei fedeli come nei pastori, una deriva verso la
superficialità e un egocentrismo che nuoce alla vita ecclesiale.
La « morte di Dio » annunciata, nei decenni passati, da tanti intellettuali
cede il posto ad uno sterile culto dell'individuo. In questo contesto culturale,
c'è il rischio di cadere in un'atrofia spirituale e in un vuoto del cuore, carat-
terizzati talvolta da forme surrogate di appartenenza religiosa e di vago
spiritualismo. Si rivela quanto mai urgente reagire a simile deriva mediante
il richiamo dei valori alti dell'esistenza, che danno senso alla vita e possono
appagare l'inquietudine del cuore umano alla ricerca della felicità: la dignità
della persona umana e la sua libertà, l'uguaglianza tra tutti gli uomini, il
senso della vita e della morte e di ciò che ci attende dopo la conclusione
dell'esistenza terrena. In questa prospettiva il mio predecessore, il Servo di
Dio Giovanni Paolo II, consapevole dei cambiamenti radicali e rapidi delle
società, con insistenza richiamò l'urgenza di incontrare l'uomo sul terreno
della cultura per trasmettergli il Messaggio evangelico. Proprio per questo
istituı̀ il Pontificio Consiglio della Cultura, per dare un nuovo impulso all'a-
zione della Chiesa nel fare incontrare il Vangelo con la pluralità delle culture
nelle varie parti del mondo.1 La sensibilità intellettuale e la carità pastorale
del Papa Giovanni Paolo II lo spinsero a mettere in risalto il fatto che la
rivoluzione industriale e le scoperte scientifiche hanno permesso di rispondere
a domande che prima erano parzialmente soddisfatte solo dalla religione. La
conseguenza è stata che l'uomo contemporaneo ha spesso l'impressione di non
aver più bisogno di nessuno per comprendere, spiegare e dominare l'universo;
si sente il centro di tutto, la misura di tutto.
Più recentemente la globalizzazione, per mezzo delle nuove tecnologie
dell'informazione, ha avuto non di rado come esito anche la diffusione in
tutte le culture di molte componenti materialistiche e individualistiche del-
l'Occidente. Sempre più la formula «Etsi Deus non daretur » diventa un modo
di vivere che trae origine da una specie di « superbia » della ragione - realtà
1 Cfr Lettera al Card. Casaroli, in: AAS LXXIV (1982), 6, pp. 683-688.