Kyaikmayaw, Chaungson, Paung, Beelin et Thaton. Novae ecclesialis com-
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a separação entre irmãos pertencentes à mesma nação, por causa de ideolo-
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nel prossimo ottobre. Ringrazio il Prefetto della Congregazione, il Signor
Cardinale Claudio Hummes, per le gentili espressioni con cui ha interpretato
i comuni sentimenti e ringrazio per la bella lettera che mi avete scritto. Con
lui saluto tutti voi, Superiori, Officiali e Membri della Congregazione, con
animo grato per tutto il lavoro che svolgete a servizio di un settore tanto
importante della vita della Chiesa.
Il tema che avete scelto per questa Plenaria - «L'identità missionaria del
presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca dell'esercizio dei tria
munera » - consente alcune riflessioni per il lavoro di questi giorni e per i
frutti abbondanti che certamente esso porterà. Se l'intera Chiesa è missiona-
ria e se ogni cristiano, in forza del Battesimo e della Confermazione, quasi ex
officio 1 riceve il mandato di professare pubblicamente la fede, il sacerdozio
ministeriale, anche da questo punto di vista, si distingue ontologicamente, e
non solo per grado, dal sacerdozio battesimale, detto anche sacerdozio comu-
ne. Del primo, infatti, è costitutivo il mandato apostolico: « Andate in tutto il
mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura ».2 Tale mandato non è, lo
sappiamo, un semplice incarico affidato a collaboratori; le sue radici sono
più profonde e vanno ricercate molto più lontano.
La dimensione missionaria del presbitero nasce dalla sua configurazione
sacramentale a Cristo Capo: essa porta con sé, come conseguenza, un'adesione
cordiale e totale a quella che la tradizione ecclesiale ha individuato come l'apo-
stolica vivendi forma. Questa consiste nella partecipazione ad una « vita nuova »
spiritualmente intesa, a quel «nuovo stile di vita» che è stato inaugurato dal
Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli. Per l'imposizione delle
mani del Vescovo e la preghiera consacratoria della Chiesa, i candidati diven-
gono uomini nuovi, divengono « presbiteri ». In questa luce appare chiaro come i
tria munera siano prima un dono e solo conseguentemente un ufficio, prima una
partecipazione ad una vita, e perciò una potestas. Certamente, la grande tradi-
zione ecclesiale ha giustamente svincolato l'efficacia sacramentale dalla concre-
ta situazione esistenziale del singolo sacerdote, e cosı̀ le legittime attese dei
fedeli sono adeguatamente salvaguardate. Ma questa giusta precisazione dot-
trinale nulla toglie alla necessaria, anzi indispensabile, tensione verso la perfe-
zione morale, che deve abitare ogni cuore autenticamente sacerdotale.
Proprio per favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione
spirituale dalla quale soprattutto dipende l'efficacia del loro ministero, ho
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1 Cfr. CCC, 1305. 2 Mc 16, 15.