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ha adottati come figli. Questo dono immeritato ci riempie di una gratitudine
colma di stupore! Qualcuno potrebbe dire: « Ma non siamo già tutti suoi
figli, per il fatto stesso di essere uomini? ». Certamente perché Dio è Padre
di ogni persona che viene al mondo. Ma senza dimenticare che siamo da
Lui allontanati a causa del peccato originale che ci ha separati dal nostro
Padre: la nostra relazione filiale è profondamente ferita. Per questo Dio
ha mandato suo Figlio a riscattarci a prezzo del suo Sangue. E se c'è un
riscatto, è perché c'è una schiavitù. Noi eravamo figli, ma siamo diventati
schiavi, seguendo la voce del Maligno. Nessun altro ci riscatta da quella
schiavitù sostanziale se non Gesù, che ha assunto la nostra carne dalla
Vergine Maria ed è morto sulla croce per liberarci, liberarci dalla schiavitù
del peccato e restituirci la perduta condizione filiale.
La liturgia di oggi ricorda anche che, « nel principio (prima del tempo)
c'era il Verbo … e il Verbo si è fatto uomo » e per questo afferma Sant'Ire-
neo: « Questo è il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di
Dio, Figlio dell'uomo: perché l'uomo, entrando in comunione con il Verbo
e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio ».4
Contemporaneamente il dono stesso per cui ringraziamo è anche motivo
di esame di coscienza, di revisione della vita personale e comunitaria, del
domandarci: com'è il nostro modo di vivere? Viviamo da figli o viviamo
da schiavi? Viviamo da persone battezzate in Cristo, unte dallo Spirito,
riscattate, libere? Oppure viviamo secondo la logica mondana, corrotta,
facendo quello che il diavolo ci fa credere sia il nostro interesse? Esiste
sempre nel nostro cammino esistenziale una tendenza a resistere alla libe-
razione; abbiamo paura della libertà e, paradossalmente, preferiamo più o
meno inconsapevolmente la schiavitù. La libertà ci spaventa perché ci pone
davanti al tempo e di fronte alla nostra responsabilità di viverlo bene. La
schiavitù, invece, riduce il tempo a « momento » e così ci sentiamo più sicuri,
e cioè ci fa vivere momenti slegati dal loro passato e dal nostro futuro. In
altre parole, la schiavitù ci impedisce di vivere pienamente e realmente il
presente, perché lo svuota del passato e lo chiude di fronte al futuro, di
fronte all'eternità. La schiavitù ci fa credere che non possiamo sognare,
volare, sperare.
4 Adversus haereses, 3, 19, 1: PG 7, 939; cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 460.