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Congregatio de Causis Sanctorum 85
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della riforma, evidenziando i criteri-guida, i passi compiuti, ma soprattutto la logica del perché di ogni passo realizzato e di ciò che verrà compiuto.
In verità, qui mi torna spontaneo alla memoria l'antico adagio che illustra la dinamica degli Esercizi Spirituali nel metodo ignaziano, ossia: deformata refor- mare, reformata conformare, conformata confirmare e confirmata transformare.
Non v'è dubbio che nella Curia il significato della ri-forma può essere duplice: anzitutto renderla con-forme alla Buona Novella che deve essere proclamata gioiosamente e coraggiosamente a tutti, specialmente ai po- veri, agli ultimi e agli scartati; con-forme ai segni del nostro tempo e a tutto ciò che di buono l'uomo ha raggiunto, per meglio andare incontro alle esigenze degli uomini e delle donne che siamo chiamati a servire;7 al tempo stesso si tratta di rendere la Curia più con-forme al suo fine, che è quello di collaborare al ministero proprio del Successore di Pietro8 (« cum Ipso consociatam operam prosequuntur », dice il Motu proprio Humanam progressionem), quindi di sostenere il Romano Pontefice nell'esercizio della sua potestà singolare, ordinaria, piena, suprema, immediata e universale.9
Di conseguenza, la riforma della Curia Romana è ecclesiologicamente orientata in bonum e in servitium, come lo è il servizio del Vescovo di Roma,10 secondo una
7 Cfr Lettera apostolica in forma di Motu proprio con la quale si istituisce il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, 17 agosto 2016.
8 La Curia Romana ha la funzione di aiutare il Papa nel suo governo quotidiano della Chiesa, ossia nei suoi compiti propri che sono: a) conservare tutti i fedeli « nel vincolo di una sola fede e della carità » e anche « nell'unità della fede e della comunione »; b) « perché l'episcopato fosse uno e indiviso » (Conc. Vat. I, Cost. dogm. Pastor aeternus, Prologo). « Questo santo Sinodo, sull'esempio del Concilio Vaticano primo, insegna e dichiara che Gesù Cristo, Pastore eterno, ha edificato la Santa Chiesa e ha mandato gli apostoli, come egli stesso era stato mandato dal Padre (cfr Gv 20,21), e ha voluto che i loro successori, cioè i vescovi, fossero nella sua Chiesa pastori fino alla fine dei secoli. Affinché poi lo stesso episcopato fosse uno e indi- viso, prepose agli altri apostoli il beato Pietro e in lui stabilì il principio e il fondamento perpetuo e visibile dell'unità di fede e di comunione » (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 18).
9 Difatti il Concilio Vaticano II, riguardo alla Curia Romana, spiega che « nell'esercizio della sua supre- ma, piena ed immediata potestà sopra tutta la Chiesa, il romano Pontefice si avvale dei dicasteri della curia romana, che perciò compiono il loro lavoro nel suo nome e nella sua autorità, a vantaggio delle Chiese e al ser- vizio dei sacri pastori » (Decr. Christus Dominus, 9). Così, ci ricorda, anzitutto, che la Curia è un organismo di aiuto per il Papa, e precisa al tempo stesso che il servizio degli organismi della Curia Romana è sempre svolto nomine et auctoritate del medesimo Romano Pontefice. È per questo che l'attività della Curia viene adem- piuta in bonum Ecclesiarum et in servitium Sacrorum Pastorum, cioè orientata sia verso il bene delle Chiese particolari, sia al sostegno dei loro Vescovi. Le Chiese particolari sono « formate ad immagine della Chiesa universale, ed è in esse e a partire da esse che esiste la Chiesa cattolica una e unica » ( Lumen gentium, 23).
10 « È, del resto, simile accordo fra il Papa e la Sua Curia una norma costante. Non solo nelle grandi ore della storia tale accordo rivela la sua esistenza e la sua forza; ma sempre esso vige, in ogni giorno, in ogni atto del ministero pontificio, come conviene all'organo d'immediata aderenza e di assoluta obbedienza, del quale il Romano Pontefice si serve per esplicare la Sua universale missione. Ed è questo rapporto essenziale della Curia Romana con l'esercizio dell'attività apostolica del Papa la giustificazione, anzi la gloria della Curia stessa, risultando dal rapporto medesimo la sua necessità, la sua utilità, la sua dignità e la sua autorità; infatti è la Curia Romana lo strumento di cui il Papa ha bisogno, e di cui il Papa si serve per svolgere il proprio divino mandato.