nata matrimonio cum Iosepho Borzęcki se coniunxit. Uxor fuit perdiligens et
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visibilmente e chiaramente nello stile di vita, nel lavoro e nella preghiera
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Acta Benedicti Pp. XVI 719
importante vivere con gioia la libertà della nostra fede, vivere la bellezza
della fede e rendere visibile nel mondo di oggi che è bello conoscere Dio,
Dio con un volto umano in Gesù Cristo. Mostrare dunque la possibilità di
essere credenti oggi, e la necessità che nella società di oggi vi siano uomini che
conoscono Dio e possono dunque vivere secondo i valori che Egli ci ha dato e
contribuire alla presenza dei valori che sono fondamentali per l'edificazione e
per la sopravvivenza dei nostri Stati e delle nostre società.
Lei ama e conosce la Francia, che cosa La lega più particolarmente a questo
Paese; quali sono gli autori francesi, laici o cristiani, che L'hanno maggiormente
colpita o i ricordi più commoventi che serba della Francia?
Non oserei dire che conosco bene la Francia. La conosco poco, ma amo la
Francia, la grande cultura francese, soprattutto, naturalmente, le grandi
cattedrali, e anche la grande arte francese, la grande teologia che inizia con
sant'Ireneo di Lione fino al XIII secolo e ho studiato l'università di Parigi nel
XIII secolo: san Bonaventura, san Tommaso d'Aquino. Questa teologia è
stata decisiva per lo sviluppo della teologia in Occidente. E naturalmente
la teologia del secolo in cui si è svolto il Concilio Vaticano II. Ho avuto il
grande onore e la gioia di essere amico del Padre de Lubac, una delle più
grandi figure del secolo scorso, ma ho avuto anche buoni contatti di lavoro
con il Padre Congar, Jean Daniélou e altri.
Ho avuto ottime relazioni personali con Étienne Gilson, Henri-Irénée
Marroux. Ho dunque avuto davvero un contatto molto profondo, molto
personale e arricchente con la grande cultura teologica e filosofica della Fran-
cia. Essa è stata davvero determinante per lo sviluppo del mio pensiero. Ma
anche la riscoperta del gregoriano originale con Solesmes, la grande cultura
monastica e naturalmente la grande poesia. Essendo un uomo del barocco, mi
piace molto Paul Claudel, con la sua gioia di vivere, e anche Bernanos e i
grandi poeti di Francia del secolo scorso. È dunque una cultura che ha real-
mente determinato il mio sviluppo personale, teologico, filosofico e umano.
Che cosa dice a coloro che in Francia temono che il Motu proprio « Summo-
rum pontificum » segni un ritorno indietro rispetto alle grandi intuizioni del
Concilio Vaticano II? In che modo può rassicurarli?
È una paura infondata, perché questo Motu proprio è semplicemente un
atto di tolleranza, ai fini pastorali, per persone che sono state formate in
quella liturgia, la amano, la conoscono, e vogliono vivere con quella liturgia.