2 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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Acta Francisci Pp. 37
Diceva qualche giorno fa un grande artista italiano che per il Signore
fu più facile togliere gli israeliti dall'Egitto che togliere l'Egitto dal cuore
degli israeliti. Erano stati, « sì », liberati « materialmente » dalla schiavitù,
ma durante la marcia nel deserto con le varie difficoltà e con la fame
cominciarono allora a provare nostalgia per l'Egitto e ricordavano quando
« mangiavano ... cipolle e aglio »;5 ma si dimenticavano però che ne man-
giavano al tavolo della schiavitù. Nel nostro cuore si annida la nostalgia
della schiavitù, perché apparentemente più rassicurante, più della libertà,
che è molto più rischiosa. Come ci piace essere ingabbiati da tanti fuochi
d'artificio, apparentemente belli ma che in realtà durano solo pochi istanti!
E questo è il regno, questo è il fascino del momento!
Da questo esame di coscienza dipende anche, per noi cristiani, la qualità
del nostro operare, del nostro vivere, della nostra presenza nella città, del
nostro servizio al bene comune, della nostra partecipazione alle istituzioni
pubbliche ed ecclesiali.
Per tale motivo, ed essendo Vescovo di Roma, vorrei soffermarmi sul
nostro vivere a Roma che rappresenta un grande dono, perché significa
abitare nella città eterna, significa per un cristiano soprattutto far parte
della Chiesa fondata sulla testimonianza e sul martirio dei Santi Apostoli
Pietro e Paolo. E pertanto anche di questo ringraziamo il Signore. Ma al
tempo stesso rappresenta una grande responsabilità. E Gesù ha detto: « A
chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto ».6 Dunque domandiamoci: in
questa città, in questa Comunità ecclesiale, siamo liberi o siamo schiavi,
siamo sale e luce? Siamo lievito? Oppure siamo spenti, insipidi, ostili, sfi-
duciati, irrilevanti e stanchi?
Senz'altro le gravi vicende di corruzione, emerse di recente, richiedono
una seria e consapevole conversione dei cuori per una rinascita spirituale
e morale, come pure per un rinnovato impegno per costruire una città più
giusta e solidale, dove i poveri, i deboli e gli emarginati siano al centro
delle nostre preoccupazioni e del nostro agire quotidiano. È necessario un
grande e quotidiano atteggiamento di libertà cristiana per avere il coraggio
di proclamare, nella nostra Città, che occorre difendere i poveri, e non
difendersi dai poveri, che occorre servire i deboli e non servirsi dei deboli!
5 Cfr Nm 11, 5. 6 Lc 12, 48.