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anche quella apparentemente più tecnica e burocratica. Lo sguardo e la
misura della carità aiuterà a non dimenticare che si è sempre davanti a
persone segnate da problemi e da sofferenze. Anche nell'ambito specifico
del servizio di operatori della giustizia vale il principio secondo cui « la carità
eccede la giustizia ».5 Di conseguenza, l'approccio alle persone, pur avendo una
sua specifica modalità legata al processo, deve calarsi nel caso concreto per
facilitare alle parti, mediante la delicatezza e la sollecitudine, il contatto con
il competente tribunale. In pari tempo, è importante adoperarsi fattivamente
ogni qualvolta si intraveda una speranza di buon esito, per indurre i coniugi a
convalidare eventualmente il matrimonio e a ristabilire la convivenza coniu-
gale.6 Non va, inoltre, tralasciato lo sforzo di instaurare tra le parti un clima
di disponibilità umana e cristiana, fondata sulla ricerca della verità.7
Tuttavia occorre ribadire che ogni opera di autentica carità comprende il
riferimento indispensabile alla giustizia, tanto più nel nostro caso. « L'amore
- "caritas" - è una forza straordinaria, che spinge le persone a impegnarsi
con coraggio e generosità nel campo della giustizia e della pace ».8 « Chi ama
con carità gli altri è anzitutto giusto verso di loro. Non solo la giustizia non è
estranea alla carità, non solo non è una via alternativa o parallela alla carità:
la giustizia è "inseparabile dalla carità", intrinseca ad essa ».9 La carità senza
giustizia non è tale, ma soltanto una contraffazione, perché la stessa carità
richiede quella oggettività tipica della giustizia, che non va confusa con
disumana freddezza. A tale riguardo, come ebbe ad affermare il mio Prede-
cessore, il venerabile Giovanni Paolo II, nell'allocuzione dedicata ai rapporti
tra pastorale e diritto: « Il giudice [...] deve sempre guardarsi dal rischio di
una malintesa compassione che scadrebbe in sentimentalismo, solo apparen-
temente pastorale ».10
Occorre rifuggire da richiami pseudopastorali che situano le questioni su
un piano meramente orizzontale, in cui ciò che conta è soddisfare le richieste
soggettive per giungere ad ogni costo alla dichiarazione di nullità, al fine di
poter superare, tra l'altro, gli ostacoli alla ricezione dei sacramenti della
Penitenza e dell'Eucaristia. Il bene altissimo della riammissione alla Comu-
nione eucaristica dopo la riconciliazione sacramentale, esige invece di consi-
5 Enc. Caritas in veritate, n. 6. 6 Cfr. CIC, can. 1676. 7 Cfr. Instr. Dignitas connubii, art. 65 §§ 2-3. 8 Enc. Caritas in veritate, n. 1. 9 Ibid., n. 6. 10 18 gennaio 1990, in AAS, 82 [1990], p. 875, n. 5.