pro Gentium Evangelizatione subicimus. Praeterea iubemus episcopalem se-
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silenzio, lontano dai riflettori della società mediatica, compiono con questo
spirito azioni generose di sostegno al prossimo in difficoltà? A ben poco serve
donare i propri beni agli altri, se per questo il cuore si gonfia di vanagloria:
ecco perché non cerca un riconoscimento umano per le opere di misericordia
che compie chi sa che Dio « vede nel segreto » e nel segreto ricompenserà.
4. Invitandoci a considerare l'elemosina con uno sguardo più profondo,
che trascenda la dimensione puramente materiale, la Scrittura ci insegna che
c'è più gioia nel dare che nel ricevere.8 Quando agiamo con amore esprimiamo
la verità del nostro essere: siamo stati infatti creati non per noi stessi, ma per
Dio e per i fratelli.9 Ogni volta che per amore di Dio condividiamo i nostri
beni con il prossimo bisognoso, sperimentiamo che la pienezza di vita viene
dall'amore e tutto ci ritorna come benedizione in forma di pace, di interiore
soddisfazione e di gioia. Il Padre celeste ricompensa le nostre elemosine con la
sua gioia. E c'è di più: san Pietro cita tra i frutti spirituali dell'elemosina il
perdono dei peccati. « La carità - egli scrive - copre una moltitudine di
peccati ».10 Come spesso ripete la liturgia quaresimale, Iddio offre a noi pec-
catori la possibilità di essere perdonati. Il fatto di condividere con i poveri ciò
che possediamo ci dispone a ricevere tale dono. Penso, in questo momento, a
quanti avvertono il peso del male compiuto e, proprio per questo, si sentono
lontani da Dio, timorosi e quasi incapaci di ricorrere a Lui. L'elemosina,
avvicinandoci agli altri, ci avvicina a Dio e può diventare strumento di
autentica conversione e riconciliazione con Lui e con i fratelli.
5. L'elemosina educa alla generosità dell'amore. San Giuseppe Benedetto
Cottolengo soleva raccomandare: « Non contate mai le monete che date, per-
ché io dico sempre cosı̀: se nel fare l'elemosina la mano sinistra non ha da
sapere ciò che fa la destra, anche la destra non ha da sapere ciò che fa essa
medesima ».11 Al riguardo, è quanto mai significativo l'episodio evangelico
della vedova che, nella sua miseria, getta nel tesoro del tempio « tutto quanto
aveva per vivere ».12 La sua piccola e insignificante moneta diviene un sim-
bolo eloquente: questa vedova dona a Dio non del suo superfluo, non tanto
ciò che ha, ma quello che è. Tutta se stessa.
8 Cfr At 20, 35. 9 Cfr 2 Cor 5, 15.
10 1 Pt 4, 8. 11 Detti e pensieri, Edilibri, n. 201. 12 Mc 12, 44.