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Congregatio de Causis Sanctorum 375
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coincide con il momento della telenovela, e fra la telenovela e fare un'opera
di misericordia scelgo la telenovela, questo non va.
Parlando di telenovele, torno allo spirito di povertà. Nella diocesi che
avevo prima c'era un collegio tenuto da suore, un buon collegio, lavoravano
tanto, ma nella casa dove abitavano dentro il collegio c'era una parte che
era l'appartamento delle suore; la casa dove abitavano era un po' vecchia
ed era necessario rifarla, e l'hanno rifatta bene, troppo bene e lussuosa:
hanno messo in ogni stanza anche un televisore. All'ora della telenovela,
tu non trovavi una suora in Collegio … Queste sono le cose che ci portano
allo spirito del mondo, e qui viene l'altra cosa che io vorrei dire: il pericolo
della mondanità. Vivere mondanamente. Vivere con lo spirito del mondo
che Gesù non voleva! Pensate alla preghiera sacerdotale di Gesù quando
prega il Padre: « Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custo-
disca dal Maligno ».1 La mondanità va contro la testimonianza, mentre lo
spirito di preghiera è una testimonianza che si vede: si vede chi è l'uomo
e la donna consacrati che pregano, come pure chi prega formalmente ma
non con il cuore. Sono testimonianze che la gente vede. Tu hai parlato del-
la mancanza di vocazioni, ma la testimonianza è una delle cose che attira
le vocazioni. « Io voglio essere come quel sacerdote, io voglio essere come
quella suora ». La testimonianza di vita. Una vita comoda, una vita mondana
non ci aiuta. Il Vicario del clero ha sottolineato il problema, il fatto - io
lo chiamo problema - della fraternità sacerdotale. Anche questo è valido
per la vita consacrata. La vita sia di comunità nella vita consacrata, o nel
presbiterio, nella diocesanità che è il carisma proprio dei sacerdoti dioce-
sani, nel presbiterio intorno al Vescovo. Portare aventi questa « fraternità »
non è facile sia nel convento, nella vita consacrata, sia nel presbiterio. Il
diavolo ci tenta sempre con gelosie, invidie, lotte interne, antipatie, simpa-
tie, tante cose che non ci aiutano a fare una vera fratellanza e così diamo
una testimonianza di divisione fra noi.
Per me, il segno che non c'è fraternità, sia nel presbiterio sia nelle
comunità religiose è quando ci sono le chiacchiere. E mi permetto di dire
questa espressione: il terrorismo delle chiacchiere, perché quello che chiac-
chiera è un terrorista che butta una bomba, distrugge stando fuori. Se
almeno facesse il kamikaze! Invece distrugge gli altri. Le chiacchiere di-
struggono e sono il segno che non c'è fraternità. Quando uno incontra un
1 Gv 17, 15.