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V
Ad participantes Conventum appellatum Mariopolim , Romae.*
Sentendovi parlare, mi sono venute alla mente due immagini: il deserto
e la foresta. Ho pensato: questa gente, tutti voi, prendono il deserto per
trasformarlo in foresta. Vanno dove c'è il deserto, dove non c'è speranza,
e fanno cose che fanno diventare foresta questo deserto. La foresta è piena
di alberi, è piena di verde, ma troppo disordinata… ma così è la vita! E
passare dal deserto alla foresta è un bel lavoro che voi fate. Voi trasformate
deserti in foreste! E poi si vedrà come si possono regolare certe cose della
foresta… Ma lì c'è vita, qui no: nel deserto c'è morte.
Tanti deserti nelle città, tanti deserti nella vita delle persone che non
hanno futuro, perché sempre c'è - e sottolineo una parola detta qui - sem-
pre ci sono i pregiudizi, le paure. E questa gente deve vivere e morire nel
deserto, nella città. Voi fate il miracolo con il vostro lavoro di cambiare il
deserto in foreste: andate avanti così. Ma com'è il vostro piano di lavoro?
Non so… Noi ci avviciniamo e vediamo cosa possiamo fare. E questa è vita!
Perché la vita la si deve prendere come viene. È come il portiere nel calcio:
prendere il pallone da dove lo buttano… viene di qua, di là... Ma non bisogna
avere paura della vita, non avere paura dei conflitti. Una volta qualcuno mi
ha detto - non so se è vero, se qualcuno vuole può verificare, io non ho
verificato - che le parola conflitto nella lingua cinese è fatta da due segni:
un segno che dice « rischio », e un altro segno che dice « opportunità ». Il
conflitto, è vero, è un rischio ma è anche una opportunità.
Il conflitto possiamo prenderlo come una cosa da cui allontanarsi: « No,
lì c'è un conflitto, io sto lontano ». Noi cristiani conosciamo bene cosa ha
fatto il levita, cosa ha fatto il sacerdote, con il povero uomo caduto sulla
strada. Hanno fatto una strada per non vedere, per non avvicinarsi.1 Chi
non rischia, mai si può avvicinare alla realtà: per conoscere la realtà, ma
anche per conoscerla col cuore, è necessario avvicinarsi. E avvicinarsi è
un rischio, ma anche un'opportunità: per me e per la persona alla quale
mi avvicino. Per me e per la comunità alla quale mi avvicino. Penso alle
* Die 24 Aprilis 2016. 1 Cfr Lc 10, 30-37.