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et constantia perseveravit, ut omni ope ac studio in proximum spem instillaret,
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intelligenza per essere in grado di fronteggiare adeguatamente le difficoltà
della vita.
La dedizione quotidiana e l'impegno senza sosta al servizio dei bambini
malati costituiscono un'eloquente testimonianza di amore per la vita umana,
in particolare per la vita di chi è debole e in tutto e per tutto dipendente dagli
altri. Occorre affermare infatti con vigore l'assoluta e suprema dignità di ogni
vita umana. Non muta, con il trascorrere dei tempi, l'insegnamento che la
Chiesa incessantemente proclama: la vita umana è bella e va vissuta in pie-
nezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza. È a
Gesù crocifisso che dobbiamo volgere il nostro sguardo: morendo in croce Egli
ha voluto condividere il dolore di tutta l'umanità. Nel suo soffrire per amore
intravediamo una suprema compartecipazione alle pene dei piccoli malati e
dei loro genitori. Il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II, che del-
l'accettazione paziente della sofferenza ha offerto un esempio luminoso spe-
cialmente al tramonto della sua vita, ha scritto: « Sulla croce sta il 'Redentore
dell'uomo', l'Uomo dei dolori, che in sé ha assunto le sofferenze fisiche e
morali degli uomini di tutti i tempi, affinché nell'amore possano trovare il
senso salvifico del loro dolore e risposte valide a tutti i loro interrogativi ».7
Desidero qui esprimere il mio apprezzamento ed incoraggiamento alle
Organizzazioni internazionali e nazionali che si prendono cura dei bambini
malati, particolarmente nei Paesi poveri, e con generosità e abnegazione
offrono il loro contributo per assicurare ad essi cure adeguate e amorevoli.
Rivolgo al tempo stesso un accorato appello ai responsabili delle Nazioni
perché vengano potenziate le leggi e i provvedimenti in favore dei bambini
malati e delle loro famiglie. Sempre, ma ancor più quando è in gioco la vita
dei bambini, la Chiesa, per parte sua, si rende disponibile ad offrire la sua
cordiale collaborazione nell'intento di trasformare tutta la civiltà umana in
« civiltà dell'amore ».8
Concludendo, vorrei esprimere la mia vicinanza spirituale a tutti voi, cari
fratelli e sorelle, che soffrite di qualche malattia. Rivolgo un affettuoso saluto
a quanti vi assistono: ai Vescovi, ai sacerdoti, alle persone consacrate, agli
operatori sanitari, ai volontari e a tutti coloro che si dedicano con amore a
curare e alleviare le sofferenze di chi è alle prese con la malattia. Un saluto
tutto speciale è per voi, cari bambini malati e sofferenti: il Papa vi abbraccia
con affetto paterno insieme con i vostri genitori e familiari, e vi assicura uno
7 Salvifici doloris, 31. 8 Cfr Salvifici doloris, 30.