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quanto tale, deve adeguarsi alle esigenze del processo produttivo per ac-
crescerne l'efficienza. Al contrario, è il processo produttivo che deve essere
organizzato in modo tale da consentire la crescita umana delle persone e
l'armonia dei tempi di vita familiare e di lavoro.
Occorre convincersi che un tale progetto, nella stagione della società odier-
na, parzialmente post-industriale, è fattibile, purché lo si voglia. Ecco perché
la Dottrina Sociale della Chiesa (DSC) invita con insistenza a trovare i modi
per applicare nella pratica la fraternità come principio regolatore dell'ordine
economico. Laddove altre linee di pensiero parlano solo di solidarietà, la DSC
parla piuttosto di fraternità, dato che una società fraterna è anche solidale,
mentre non è sempre vero il contrario, come tante esperienze ci confermano.
L'appello è dunque quello di porre rimedio all'errore della cultura contem-
poranea, che ha fatto credere che una società democratica possa progredire
tenendo tra loro disgiunti il codice dell'efficienza - che basterebbe da solo a
regolare i rapporti tra gli esseri umani entro la sfera dell'economico - e il co-
dice della solidarietà - che regolerebbe i rapporti intersoggettivi entro la sfera
del sociale. È questa dicotomizzazione ad avere impoverito le nostre società.
La parola-chiave che oggi meglio di ogni altra esprime l'esigenza di
superare tale dicotomia è " fraternità", parola evangelica, ripresa nel mot-
to della Rivoluzione Francese, ma che l'ordine post-rivoluzionario ha poi
abbandonato - per le note ragioni - fino alla sua cancellazione dal lessico
politico-economico. È stata la testimonianza evangelica di San Francesco,
con la sua scuola di pensiero, a dare a questo termine il significato che
esso ha poi conservato nel corso dei secoli; cioè quello di costituire, ad un
tempo, il complemento e l'esaltazione del principio di solidarietà. Infatti,
mentre la solidarietà è il principio di pianificazione sociale che permette
ai diseguali di diventare eguali, la fraternità è quello che consente agli
eguali di essere persone diverse. La fraternità consente a persone che sono
eguali nella loro essenza, dignità, libertà, e nei loro diritti fondamentali, di
partecipare diversamente al bene comune secondo la loro capacità, il loro
piano di vita, la loro vocazione, il loro lavoro o il loro carisma di servizio.
Dall'inizio del mio pontificato ho voluto indicare « che nel fratello si trova
il permanente prolungamento dell'Incarnazione per ognuno di noi » (Esort.
ap. Evangelii gaudium, 179). Infatti, il protocollo con cui saremo giudicati
è basato sulla fratellanza: « Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi
miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me » ( Mt 25, 40).