2 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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68 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
70 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
72 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
74 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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Congregatio de Causis Sanctorum 83
84 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 85
86 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 87
88 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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Congregatiopro Gentium Evangelizatione 95
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nelle parrocchie italiane: è un'istituzione forte! E chi l'ha fatto, questo? I par-
roci! I parroci sono bravi. Ma alcune volte - e parlo di tutto il mondo - si
va in parrocchia e si trova una scritta sulla porta: "Il parroco riceve lunedì,
giovedì, venerdì dalle 15 alle 16"; oppure: "Si confessa da questa a questa
ora". Queste porte aperte… Quante volte - e sto parlando della mia diocesi
precedente - quante volte ci sono le segretarie, donne consacrate, a ricevere
la gente, a spaventare la gente! La porta è aperta ma la segretaria fa loro
vedere i denti, e la gente scappa! Ci vuole accoglienza. Per avere vocazioni,
è necessaria l'accoglienza. È la casa nella quale si accoglie.
E parlando dei giovani, accoglienza ai giovani. Questa è una terza cosa
un po' difficile. I giovani stancano, perché hanno sempre un'idea, fanno
rumore, fanno questo, fanno quell'altro… E poi vengono: "Ma, vorrei par-
lare con te…" - "Sì, vieni". E le stesse domande, gli stessi problemi: "Io te
l'ho detto …". Stancano. Se vogliamo vocazioni: porta aperta, preghiera e
stare inchiodati alla sedia per ascoltare i giovani. "Ma sono fantasiosi!...".
Benedetto il Signore! A te tocca farli "atterrare". Ascoltarli: l'apostolato
dell'orecchio. "Vogliono confessarsi, ma confessano sempre le stesse cose" -
"Anche tu, quando eri giovane, ti sei dimenticato? Ti sei dimenticata?". La
pazienza: ascoltare, che si sentano a casa, accolti; che si sentano ben voluti.
E più di una volta fanno ragazzate: grazie a Dio, perché non sono vecchi.
È importante "perdere tempo" con i giovani. Alcune volte annoiano, per-
ché - come dicevo - vengono sempre con le stesse cose; ma il tempo è per
loro. Più che parlare loro, bisogna ascoltarli, e dire soltanto una "goccina",
una parola lì, e via, possono andare. E questo sarà un seme che lavorerà
da dentro. Ma potrà dire: "Sì, sono stato con il parroco, con il prete, con
la suora, con il presidente dell'Azione Cattolica, e mi ha ascoltato come se
non avesse niente da fare". Questo i giovani lo capiscono bene.
Poi, un'altra cosa sui giovani: dobbiamo stare attenti a che cosa cercano,
perché i giovani cambiano con i tempi. Ai miei tempi c'era la moda delle ri-
unioni: "Oggi parleremo dell'amore", e ognuno preparava il tema dell'amore,
si parlava… Eravamo soddisfatti. Poi, uscivamo da lì, andavamo allo stadio a
vedere la partita - non c'era ancora la televisione - eravamo tranquilli. Si
facevano opere di carità, visite agli ospedali… tutto sistemato. Ma eravamo
piuttosto "fermi", in senso figurato. Oggi i giovani devono essere in moto, i
giovani devono camminare; per lavorare per le vocazioni bisogna far cammi-
nare i giovani, e questo si fa accompagnando. L'apostolato del camminare. E