pro Gentium Evangelizatione subicimus. Praeterea iubemus episcopalem se-
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compito che richiede sempre più della semplice ragione, ma proprio per que-
sto ha bisogno della connessione tra sapere e potere, ha bisogno di apparte-
nere alla sfera della ratio. Inevitabilmente appare la questione della relazione
tra prassi e teoria, tra conoscenza ed agire nella Facoltà di giurisprudenza. Si
tratta del dare giusta forma alla libertà umana che è sempre libertà nella
comunione reciproca: il diritto è il presupposto della libertà, non il suo anta-
gonista. Ma qui emerge subito la domanda: Come s'individuano i criteri di
giustizia che rendono possibile una libertà vissuta insieme e servono all'essere
buono dell'uomo? A questo punto s'impone un salto nel presente: è la que-
stione del come possa essere trovata una normativa giuridica che costituisca
un ordinamento della libertà, della dignità umana e dei diritti dell'uomo. È la
questione che ci occupa oggi nei processi democratici di formazione dell'opi-
nione e che al contempo ci angustia come questione per il futuro dell'umanità.
Jürgen Habermas esprime, a mio parere, un vasto consenso del pensiero
attuale, quando dice che la legittimità di una carta costituzionale, quale
presupposto della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione
politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i
contrasti politici vengono risolti. Riguardo a questa « forma ragionevole » egli
annota che essa non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche,
ma che deve caratterizzarsi come un « processo di argomentazione sensibile
alla verità » (wahrheitssensibles Argumentationsverfahren). È detto bene, ma
è cosa molto difficile da trasformare in una prassi politica. I rappresentanti di
quel pubblico « processo di argomentazione » sono - lo sappiamo - preva-
lentemente i partiti come responsabili della formazione della volontà politica.
Di fatto, essi avranno immancabilmente di mira soprattutto il conseguimento
di maggioranze e con ciò baderanno quasi inevitabilmente ad interessi che
promettono di soddisfare; tali interessi però sono spesso particolari e non
servono veramente all'insieme. La sensibilità per la verità sempre di nuovo
viene sopraffatta dalla sensibilità per gli interessi. Io trovo significativo il
fatto che Habermas parli della sensibilità per la verità come di elemento
necessario nel processo di argomentazione politica, reinserendo cosı̀ il concet-
to di verità nel dibattito filosofico ed in quello politico.
Ma allora diventa inevitabile la domanda di Pilato: Che cos'è la verità? E
come la si riconosce? Se per questo si rimanda alla « ragione pubblica », come
fa Rawls, segue necessariamente ancora la domanda: Che cosa è ragionevole?
Come una ragione si dimostra ragione vera? In ogni caso, si rende in base a ciò
evidente che, nella ricerca del diritto della libertà, della verità della giusta