2 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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58 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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66 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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72 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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76 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
78 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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Acta Francisci Pp. 55
Caino dice di non sapere che cosa sia accaduto a suo fratello, dice di non
essere il suo guardiano. Non si sente responsabile della sua vita, della sua
sorte. Non si sente coinvolto. È indifferente verso suo fratello, nonostante
essi siano legati dall'origine comune. Che tristezza! Che dramma fraterno,
familiare, umano! Questa è la prima manifestazione dell'indifferenza tra
fratelli. Dio, invece, non è indifferente: il sangue di Abele ha grande valore
ai suoi occhi e chiede a Caino di renderne conto. Dio, dunque, si rivela,
fin dagli inizi dell'umanità come Colui che si interessa alla sorte dell'uomo.
Quando più tardi i figli di Israele si trovano nella schiavitù in Egitto, Dio
interviene nuovamente. Dice a Mosè: « Ho osservato la miseria del mio po- polo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco, infatti, le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele » ( Es 3, 7-8). È importante notare i verbi che descrivono l'intervento di Dio: Egli osserva, ode, conosce, scende, libera. Dio non è indifferente. È attento e opera.
Allo stesso modo, nel suo Figlio Gesù, Dio è sceso fra gli uomini, si è incarnato e si è mostrato solidale con l'umanità, in ogni cosa, eccetto il peccato. Gesù si identificava con l'umanità: « il primogenito tra molti fratelli » ( Rm 8, 29). Egli non si accontentava di insegnare alle folle, ma si preoccupava di loro, specialmente quando le vedeva affamate (cfr Mc 6, 34-44) o disoccupate (cfr Mt 20, 3). Il suo sguardo non era rivolto soltanto agli uomini, ma anche ai pesci del mare, agli uccelli del cielo, alle piante e agli alberi, piccoli e grandi; abbracciava l'intero creato. Egli vede, certa- mente, ma non si limita a questo, perché tocca le persone, parla con loro, agisce in loro favore e fa del bene a chi è nel bisogno. Non solo, ma si lascia commuovere e piange (cfr Gv 11, 33-44). E agisce per porre fine alla
sofferenza, alla tristezza, alla miseria e alla morte. Gesù ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre (cfr Lc 6, 36).
Nella parabola del buon samaritano (cfr Lc 10, 29-37) denuncia l'omissione
di aiuto dinanzi all'urgente necessità dei propri simili: « lo vide e passò
oltre » (cfr Lc 10, 31.32). Nello stesso tempo, mediante questo esempio,
Egli invita i suoi uditori, e in particolare i suoi discepoli, ad imparare a fermarsi davanti alle sofferenze di questo mondo per alleviarle, alle ferite
degli altri per curarle, con i mezzi di cui si dispone, a partire dal proprio
tempo, malgrado le tante occupazioni. L'indifferenza, infatti, cerca spesso pretesti: nell'osservanza dei precetti rituali, nella quantità di cose che bi-