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Acta Francisci Pp. 487
NUNTII TELEVISIFICI
I
Ad participes praesentationis Operum omnium Reverendi Domini L. Milani in Industria Libraria Italica Mediolani
"Non mi ribellerò mai alla Chiesa perché ho bisogno più volte alla
settimana del perdono dei miei peccati, e non saprei da chi altri andare
a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa". Così scrisse don Lorenzo Mi-
lani, priore di Barbiana, il 10 ottobre 1958. Vorrei proporre questo atto
di abbandono alla Misericordia di Dio e alla maternità della Chiesa come
prospettiva da cui guardare la vita, le opere ed il sacerdozio di don Lorenzo
Milani. Tutti abbiamo letto le tante opere di questo sacerdote toscano, mor-
to ad appena 44 anni, e ricordiamo con particolare affetto la sua "Lettera
ad una professoressa", scritta insieme con i suoi ragazzi della scuola di
Barbiana, dove egli è stato parroco. Come educatore ed insegnante egli ha
indubbiamente praticato percorsi originali, talvolta, forse, troppo avanzati
e, quindi, difficili da comprendere e da accogliere nell'immediato. La sua
educazione familiare, proveniva da genitori non credenti e anticlericali, lo
aveva abituato ad una dialettica intellettuale e ad una schiettezza che tal-
volta potevano sembrare troppo ruvide, quando non segnate dalla ribellione.
Egli mantenne queste caratteristiche, acquisite in famiglia, anche dopo la
conversione, avvenuta nel 1943 e nell'esercizio del suo ministero sacerdotale.
Si capisce, questo ha creato qualche attrito e qualche scintilla, come pure
qualche incomprensione con le strutture ecclesiastiche e civili, a causa della
sua proposta educativa, della sua predilezione per i poveri e della difesa
dell'obiezione di coscienza. La storia si ripete sempre. Mi piacerebbe che
lo ricordassimo soprattutto come credente, innamorato della Chiesa anche
se ferito, ed educatore appassionato con una visione della scuola che mi
sembra risposta alla esigenza del cuore e dell'intelligenza dei nostri ra-
gazzi e dei giovani. Con queste parole mi rivolgevo al mondo della scuola
italiana, citando proprio don Milani: "Amo la scuola perché è sinonimo di
apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesce
ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po' l'impostazione.