ACTA BENEDICTI PP. XVI

 pro Gentium Evangelizatione subicimus. Praeterea iubemus episcopalem se-

 Acta Benedicti Pp. XVI 59

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 Acta Benedicti Pp. XVI 61

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 Acta Benedicti Pp. XVI 99

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 Acta Benedicti Pp. XVI 103

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 Acta Benedicti Pp. XVI 105

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 Acta Benedicti Pp. XVI 107

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 Acta Benedicti Pp. XVI 109

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 Acta Benedicti Pp. XVI 111

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 Acta Benedicti Pp. XVI 113

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 Congregatio pro Episcopis 115

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 DIARIUM ROMANAE CURIAE

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale118

 Diarium Romanae Curiae 119

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale120

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale114

nelle scienze storiche e umanistiche, in cui l'uomo, scrutando lo specchio della

sua storia e chiarendo le dimensioni della sua natura, cerca di comprendere

meglio se stesso. In questo sviluppo si è aperta all'umanità non solo una

misura immensa di sapere e di potere; sono cresciuti anche la conoscenza e

il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, e di questo possiamo

solo essere grati. Ma il cammino dell'uomo non può mai dirsi completato e il

pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato:

come lo vediamo nel panorama della storia attuale! Il pericolo del mondo

occidentale - per parlare solo di questo - è oggi che l'uomo, proprio in

considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti

alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla

fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all'attrattiva dell'utilità,

costretta a riconoscerla come criterio ultimo. Detto dal punto di vista della

struttura dell'università: esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più

capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo

messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un

gruppo più o meno grande. Se però la ragione - sollecita della sua presunta

purezza - diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana

e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono

più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e cosı̀ non

diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò

significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie

argomentazioni e a ciò che al momento la convince e - preoccupata della

sua laicità - si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più

ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.

Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa

nell'università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo

autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo

ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo

ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità;

invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene,

di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la

storia della fede cristiana e a percepire cosı̀ Gesù Cristo come la Luce che

illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.

Dal Vaticano, 17 gennaio 2008

BENEDICTUS XVI