pro Gentium Evangelizatione subicimus. Praeterea iubemus episcopalem se-
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nelle scienze storiche e umanistiche, in cui l'uomo, scrutando lo specchio della
sua storia e chiarendo le dimensioni della sua natura, cerca di comprendere
meglio se stesso. In questo sviluppo si è aperta all'umanità non solo una
misura immensa di sapere e di potere; sono cresciuti anche la conoscenza e
il riconoscimento dei diritti e della dignità dell'uomo, e di questo possiamo
solo essere grati. Ma il cammino dell'uomo non può mai dirsi completato e il
pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato:
come lo vediamo nel panorama della storia attuale! Il pericolo del mondo
occidentale - per parlare solo di questo - è oggi che l'uomo, proprio in
considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti
alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla
fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all'attrattiva dell'utilità,
costretta a riconoscerla come criterio ultimo. Detto dal punto di vista della
struttura dell'università: esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più
capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo
messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un
gruppo più o meno grande. Se però la ragione - sollecita della sua presunta
purezza - diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana
e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono
più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e cosı̀ non
diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò
significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie
argomentazioni e a ciò che al momento la convince e - preoccupata della
sua laicità - si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più
ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma.
Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa
nell'università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo
autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo
ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo
ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità;
invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene,
di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la
storia della fede cristiana e a percepire cosı̀ Gesù Cristo come la Luce che
illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.
Dal Vaticano, 17 gennaio 2008
BENEDICTUS XVI