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riconosciamo la continua presenza del suo amore, che sempre di nuovo ci
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1862, si leggono sotto la sua testata: Unicuique suum e, soprattutto, Non
praevalebunt.
Nel 1870 la fine del potere temporale - avvertita poi come provviden-
ziale nonostante soprusi e atti ingiusti subiti dal Papato - non travolse
« L'Osservatore Romano », né rese inutili la sua presenza e la sua funzione.
Anzi, un quindicennio più tardi, la Santa Sede decise di acquisirne la pro-
prietà. Il controllo diretto del giornale da parte dell'autorità pontificia ne
aumentò con il tempo prestigio e autorevolezza, che crebbero ulteriormente
in seguito, soprattutto per la linea di imparzialità e di coraggio mantenuta di
fronte alle tragedie e agli orrori che segnarono la prima metà del Novecento,
eco « fedele di un istituto internazionale e supernazionale », come scrisse il
Cardinale Gasparri nel 1922.
Si susseguirono allora avvenimenti tragici: il primo conflitto mondiale,
che devastò l'Europa cambiandone il volto; l'affermarsi dei totalitarismi,
con ideologie nefaste che hanno negato la verità e oppresso l'uomo; infine,
gli orrori della shoah e della seconda guerra mondiale. In quegli anni tremen-
di, e poi durante il periodo della guerra fredda e della persecuzione anticri-
stiana attuata dai regimi comunisti in molti Paesi, nonostante la ristrettezza
dei mezzi e delle forze, il giornale della Santa Sede seppe informare con onestà
e libertà, sostenendo l'opera coraggiosa di Benedetto XV, di Pio XI e di
Pio XII in difesa della verità e della giustizia, unico fondamento della pace.
Dal secondo conflitto mondiale « L'Osservatore Romano » potè cosı̀ uscire
a testa alta, come subito riconobbero autorevoli voci laiche e come nel 1961,
in occasione del centenario del quotidiano, scrisse il Cardinale Montini, che
due anni dopo sarebbe diventato Papa con il nome di Paolo VI: « Avvenne
come quando in una sala si spengono tutte le luci, e ne rimane accesa una
sola: tutti gli sguardi si dirigono verso quella rimasta accesa; e per fortuna
questa era la luce vaticana, la luce tranquilla e fiammante, alimentata da
quella apostolica di Pietro. "L'Osservatore" apparve allora quello che, in
sostanza, è sempre: un faro orientatore ».
Nella seconda metà del Novecento il giornale ha iniziato a circolare in
tutto il mondo attraverso una corona di edizioni periodiche in diverse lingue,
stampate non più soltanto in Vaticano: attualmente otto, tra cui, dal 2008,
anche la versione in malayalam pubblicata in India, la prima interamente in
caratteri non latini. A partire dallo stesso anno, in una stagione difficile per i
media tradizionali, la diffusione è sostenuta da abbinamenti con altre testate
in Spagna, in Italia, in Portogallo, e ora anche da una presenza in internet
sempre più efficace.