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a terra, non passò oltre come gli altri, come se nulla fosse, ma ne ebbe
compassione. Si commosse e questa compassione lo portò a compiere gesti
molto concreti: versò olio e vino sulle ferite di quell'uomo, lo portò in un
albergo e pagò di tasca sua per la sua assistenza.
La storia del Buon Samaritano è la storia dell'umanità di oggi. Sul
cammino dei popoli ci sono ferite provocate dal fatto che al centro c'è il
denaro, ci sono le cose, non le persone. E c'è l'abitudine spesso di chi si
ritiene "per bene", di non curarsi degli altri, lasciando tanti esseri umani,
interi popoli, indietro, a terra per la strada. C'è però anche chi dà vita
a un mondo nuovo, prendendosi cura degli altri, anche a proprie spese.
Infatti - diceva Madre Teresa di Calcutta - non si può amare se non a
proprie spese.
Abbiamo tanto da fare, e dobbiamo farlo insieme. Ma come fare, con il
male che respiriamo? Grazie a Dio, nessun sistema può annullare l'apertu-
ra al bene, la compassione, la capacità di reagire al male che nascono dal
cuore dell'uomo. Ora voi mi direte: "sì, sono belle parole, ma io non sono
il Buon Samaritano e nemmeno Madre Teresa di Calcutta". Invece ciascuno
di noi è prezioso; ciascuno di noi è insostituibile agli occhi di Dio. Nella
notte dei conflitti che stiamo attraversando, ognuno di noi può essere una
candela accesa che ricorda che la luce prevale sulle tenebre, non il contrario.
Per noi cristiani il futuro ha un nome e questo nome è speranza. Avere
speranza non significa essere ottimisti ingenui che ignorano il dramma del
male dell'umanità. La speranza è la virtù di un cuore che non si chiude nel
buio, non si ferma al passato, non vivacchia nel presente, ma sa vedere
il domani. La speranza è la porta aperta sull'avvenire. La speranza è un
seme di vita umile e nascosto, che però si trasforma col tempo in un gran-
de albero; è come un lievito invisibile, che fa crescere tutta la pasta, che
dà sapore a tutta la vita. E può fare tanto, perché basta una sola piccola
luce che si alimenta di speranza, e il buio non sarà più completo. Basta un
solo uomo perché ci sia speranza, e quell'uomo puoi essere tu. Poi c'è un
altro "tu" e un altro "tu", e allora diventiamo "noi". E quando c'è il "noi",
comincia la speranza? No. Quella è incominciata con il "tu". Quando c'è il
noi, comincia una rivoluzione.
Il terzo e ultimo messaggio che vorrei condividere oggi riguarda pro-
prio la rivoluzione: la rivoluzione della tenerezza. Che cos'è la tenerezza?
È l'amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore