2 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
4 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
6 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
8 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
10 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
12 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
14 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
16 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
18 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
20 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
22 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
24 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
26 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
28 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
30 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
32 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
34 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
36 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
38 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
40 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
42 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
44 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
46 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
48 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
50 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
52 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
54 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
56 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
58 Acta Apostolicæ Sedis - Commentarium Officiale
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IV
Occasione XLVIII Diei Mundialis Pacis
« Iam non servi, sed fratres ».
1. All'inizio di un nuovo anno, che accogliamo come una grazia e un
dono di Dio all'umanità, desidero rivolgere, ad ogni uomo e donna, così
come ad ogni popolo e nazione del mondo, ai capi di Stato e di Governo
e ai responsabili delle diverse religioni, i miei fervidi auguri di pace, che
accompagno con la mia preghiera affinché cessino le guerre, i conflitti e le
tante sofferenze provocate sia dalla mano dell'uomo sia da vecchie e nuove
epidemie e dagli effetti devastanti delle calamità naturali. Prego in modo
particolare perché, rispondendo alla nostra comune vocazione di collaborare
con Dio e con tutti gli uomini di buona volontà per la promozione della
concordia e della pace nel mondo, sappiamo resistere alla tentazione di
comportarci in modo non degno della nostra umanità.
Nel messaggio per il 1° gennaio scorso, avevo osservato che al « desiderio
di una vita piena … appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che
sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o
concorrenti, ma fratelli da accogliere ed abbracciare ».1 Essendo l'uomo un
essere relazionale, destinato a realizzarsi nel contesto di rapporti interper-
sonali ispirati a giustizia e carità, è fondamentale per il suo sviluppo che
siano riconosciute e rispettate la sua dignità, libertà e autonomia. Purtroppo,
la sempre diffusa piaga dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo
ferisce gravemente la vita di comunione e la vocazione a tessere relazioni
interpersonali improntate a rispetto, giustizia e carità. Tale abominevole
fenomeno, che conduce a calpestare i diritti fondamentali dell'altro e ad
annientarne la libertà e dignità, assume molteplici forme sulle quali desi-
dero brevemente riflettere, affinché, alla luce della Parola di Dio, possiamo
considerare tutti gli uomini « non più schiavi, ma fratelli ».
In ascolto del progetto di Dio sull'umanità
2. Il tema che ho scelto per il presente messaggio richiama la Lettera
di san Paolo a Filemone, nella quale l'Apostolo chiede al suo collaboratore
1 N. 1.