dell'itinerario quaresimale, ma ci indica pure gli strumenti ascetici e pratici
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pregato, che abbiamo avuto l'incontro con Cristo, è che siamo « per gli altri ».
lontano da loro e quindi non posso dare indicazioni molto concrete - che il
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nuovo dobbiamo seguire il Signore. I Vangeli ci dicono che di giorno lavorava
e di notte era sul monte con il Padre e pregava. Io devo qui confessare la mia
debolezza. Di notte non posso pregare, vorrei dormire di notte. Ma, tuttavia,
un po' di tempo libero per il Signore ci vuole realmente: sia la celebrazione
della Messa, sia la preghiera della Liturgia delle Ore e la meditazione quoti-
diana, anche se breve, seguendo la Liturgia, il Rosario. Ma questo colloquio
personale con la Parola di Dio è importante. E solo cosı̀ possiamo avere le
riserve per rispondere alle esigenze della vita pastorale.
Secondo punto: Lei giustamente ha sottolineato l'ecclesiologia del Conci-
lio. Mi sembra che dobbiamo ancora molto di più interiorizzare questa eccle-
siologia, sia quella della « Lumen gentium » sia quella della «Ad gentes », che è
anche un Documento ecclesiologico, sia anche quella dei Documenti minori, e
poi quella della «Dei Verbum ». E interiorizzando questa visione possiamo
anche attirare il nostro popolo in questa visione, che capisca che la Chiesa non
è semplicemente una grande struttura, uno di questi enti sovranazionali che
esistono. La Chiesa, pur essendo corpo, è corpo di Cristo e quindi un corpo
spirituale, come dice San Paolo. È una realtà spirituale. Mi sembra questo
molto importante: che la gente possa vedere che la Chiesa non è una orga-
nizzazione sovranazionale, non è un corpo amministrativo o di potere, non è
una agenzia sociale, benché faccia un lavoro sociale e sovranazionale, ma è un
corpo spirituale.
Mi sembra che il nostro pregare con il popolo, l'ascoltare insieme con il
popolo la Parola di Dio, celebrare con il popolo di Dio i Sacramenti, agire con
Cristo nella carità ecc. Soprattutto nelle omelie dobbiamo distribuire questa
visione. Mi sembra, in questo senso, l'omelia rimane un'occasione meraviglio-
sa di essere vicino alla gente e di comunicare la spiritualità insegnata dal
Concilio. E cosı̀ mi sembra che se l'omelia è cresciuta nella preghiera, nell'a-
scolto della Parola di Dio, è comunicazione del contenuto della Parola di Dio.
Il Concilio realmente arriva alla nostra gente. Non quei frammenti della
pubblicistica che hanno dato un'immagine sbagliata del Concilio. Ma la vera
realtà spirituale del Concilio. E cosı̀ dobbiamo sempre e di nuovo con il
Concilio e nello spirito del Concilio, interiorizzando la sua visione, imparare
la Parola di Dio. Facendo questo possiamo anche comunicare con la nostra
gente e cosı̀ realmente fare un lavoro pastorale e spirituale.