dell'itinerario quaresimale, ma ci indica pure gli strumenti ascetici e pratici
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pregato, che abbiamo avuto l'incontro con Cristo, è che siamo « per gli altri ».
lontano da loro e quindi non posso dare indicazioni molto concrete - che il
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anche per noi c'era bisogno di questo plus, perché anche nella nostra vita c'è il
male. Tutti viviamo grazie al plus del Signore. Ma Egli ci fa questo dono
perché, come dice la Lettera ai Colossesi, possiamo associarci a questa sua
abbondanza e, diciamo, far aumentare ancora di più questa abbondanza
concretamente nel nostro momento storico.
Mi sembra che la teologia dovrebbe fare di più per capire ancora meglio
questa realtà della riparazione. C'erano nella storia anche idee sbagliate. Ho
letto in questi giorni i discorsi teologici di san Gregorio Nazianzeno, che in un
certo momento parla di questo aspetto e si chiede: a chi il Signore abbia
offerto il suo sangue. Egli dice: il Padre non voleva il sangue del Figlio, il
Padre non è crudele, non è necessario attribuire questo alla volontà del Pa-
dre; ma la storia lo voleva, lo volevano le necessità e gli squilibri della storia;
si doveva entrare in questi squilibri e qui ricreare il vero equilibrio. Questo è
proprio molto illuminante. Ma mi sembra che non abbiamo ancora sufficien-
temente il linguaggio per far capire questo fatto a noi e poi anche agli altri.
Non si deve offrire a un Dio crudele il sangue di Dio. Ma Dio stesso, con il suo
amore, deve entrare nelle sofferenze della storia per creare non solo un equi-
librio, ma un plus di amore che è più forte dell'abbondanza del male che
esiste. Il Signore ci invita a questo.
Mi sembra una realtà tipicamente cattolica. Lutero dice: non possiamo
aggiungere niente. E questo è vero. E poi dice: quindi le nostre opere non
contano niente. E questo non è vero. Perché la generosità del Signore si
mostra proprio nel fatto che ci invita ad entrare e dà valore anche al nostro
essere con Lui. Dobbiamo imparare meglio tutto questo e sentire anche la
grandezza, la generosità del Signore e la grandezza della nostra vocazione. Il
Signore vuole associarci a questo suo grande plus. Se cominciamo a capirlo,
saremo lieti che il Signore ci inviti a questo. Sarà la grande gioia di essere
presi sul serio dall'amore del Signore.
Il settimo intervento è stato quello di Don Francesco Tedeschi, docente alla
Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana, impegnato pasto-
ralmente nella Basilica di san Bartolomeo all'Isola Tiberina, luogo memoriale
dei nuovi martiri del XX secolo. Più che una domanda, quella di Don Tedeschi è
stata una riflessione sull'esemplarità e sulla capacità attrattiva delle figure dei
martiri nei confronti soprattutto dei giovani. Essi svelano la bellezza della fede