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Acta Francisci Pp. 513
a Dio » ( Lc 18, 27; cfr 1, 37). Quando l'uomo tocca il fondo del fallimento
e dell'incapacità, quando si spoglia dell'illusione di essere il migliore, di
essere autosufficiente, di essere il centro del mondo, allora Dio gli tende
la mano per trasformare la sua notte in alba, la sua afflizione in gioia, la
sua morte in risurrezione, il suo cammino all'indietro in ritorno a Gerusa-
lemme, cioè in ritorno alla vita e alla vittoria della Croce (cfr Eb 11, 34).
I due discepoli, difatti, dopo aver incontrato il Risorto, ritornano pieni
di gioia, di fiducia e di entusiasmo, pronti alla testimonianza. Il Risorto li
ha fatti risorgere dalla tomba della loro incredulità e afflizione. Incontrando
il Crocifisso-Risorto hanno trovato la spiegazione e il compimento di tutta
la Scrittura, della Legge e dei Profeti; hanno trovato il senso dell'apparente
sconfitta della Croce.
Chi non passa attraverso l'esperienza della Croce fino alla Verità della
Risurrezione si autocondanna alla disperazione. Infatti, noi non possiamo
incontrare Dio senza crocifiggere prima le nostre idee limitate di un dio
che rispecchia la nostra comprensione dell'onnipotenza e del potere.
Vita. L'incontro con Gesù risorto ha trasformato la vita di quei due
discepoli, perché incontrare il Risorto trasforma ogni vita e rende feconda
qualsiasi sterilità.1 Infatti, la Risurrezione non è una fede nata nella Chie-
sa, ma la Chiesa è nata dalla fede nella Risurrezione. Dice San Paolo: « Se
Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la
vostra fede » ( 1 Cor 15, 14).
Il Risorto sparisce dai loro occhi, per insegnarci che non possiamo
trattenere Gesù nella sua visibilità storica: « Beati quelli che non hanno
visto e hanno creduto! » ( Gv 20, 29; cfr 20, 17). La Chiesa deve sapere e
credere che Egli è vivo con lei e la vivifica nell'Eucaristia, nelle Scritture
e nei Sacramenti. I discepoli di Emmaus capirono questo e tornarono a
Gerusalemme per condividere con gli altri la loro esperienza: « Abbiamo
visto il Signore … Sì, è davvero risorto! » (cfr Lc 24, 32).
L'esperienza dei discepoli di Emmaus ci insegna che non serve riempire
i luoghi di culto se i nostri cuori sono svuotati del timore di Dio e della
Sua presenza; non serve pregare se la nostra preghiera rivolta a Dio non
si trasforma in amore rivolto al fratello; non serve tanta religiosità se non
è animata da tanta fede e da tanta carità; non serve curare l'apparenza,
1 Cfr BeneDetto XVI, Catechesi, Udienza generale di mercoledì 11 aprile 2007.