MEDIOLANEN. 163

si legge : « Quod vero in Rubricis nostris huius Officii praescribitur etc. ». Laonde quelli che non hanno il puro rito romano, come gli Ambrosiani, i Domenicani ecc. sono tuttavia tenuti alla recita dell'Officio dei defunti, senza godere delie Indulgenze concesse.

Adunque i Sacerdoti Ambrosiani, sieno o no Beneficiati hanno l'obbligo personale di recitare in certi giorni fra Tanno l'Officio dei defunti.

Premessi questi rapidi cenni veniamo al dubbio : Utrum Sacerdotes ritu ambrosiano utentes, quique tenentur non- nullis feriis Nocturnum defunctorum cum Laudibus et Vesperis recitare, in aliis vero solummodo Laudes et Ve-

speras, si interdum accipiant eleemosynam ut recitent Of- ficium defunctorum, possint satisfacere duabus obligationi- bus unica Officii defunctorum recitatione?

Dovendo rispondere eco liturgia, prescindo dalle ragioni morali ; tuttavia mi piace notare che qui trattasi di due distinte obbligazioni le quali hanno diversa ragione formale. L' una nasce ex Officio, ossia ex Sacra Ordinatione allo scopo di suffragare coli'Officio dei defunti le anime pur- ganti in genere; l 'a l t ra ex iustitia, ossia ex accepta ele- emosyna, per giovare a qualche anima in particolare iuxta intentionem dantis. (E noto che la virtù della giustizia ha questo di particolare, che i suoi atti ricevono la loro spe- cie dall'oggetto quod debetur e da quello cui debetur).

Ora il Chierico già obbligato a certo Officio vi ordina- tionis, non mi pare che possa soddisfare col medesimo atto ad un altro obbligo contratto coli'accettazione di una ele- mosina ad intenzione particolare, perchè le due obbligazioni sono specificamente distinte.

Su questi principii furono sempre basate le risoluzioni della S. Congregazione dei R i t i ; dalle quali si fa manife- sto che non si può, nè in Coro nè in privato, soddisfare con un solo atto a due obblighi identici, ma distinti per t i - toli diversi.

Il Parroco, per esempio, il quale come tutti gli altri