270 EX S. G. RITUUM

ad officium reducerent, adivit. Laudatum iam Testem audite : « La Serva di Dio recatasi col suo genitore a Besanzone, con- ferì intorno alla sua vocazione con un sacerdote il quale era confessore delle suore Carmelitane di colà. Questo confessore approvò la vocazione della Serva di Dio allo stato religioso, ne parlò energicamente col padre, e l'obbligò a darle il consenso ». Quare nos etiam cum I Teste affirmare possumus : « L' idea vantaggiosa che ho io delle virtù della Serva di Dio, mi con- vince che essa si addisse allo stato religioso nella sua prima gioventù praticando tutto quello che è dettato dall 'umana pru- denza in riguardo alla scelta dello stato religioso ».

Quoad vero secundum prudentiae caput, quod iam tantum- modo attigimus, sine dubitatione vel ambiguitate asserere pos- sumus, Ioannam nostram rectissimo semper iudicio, iis rebus omnibus, quibus ad ampliorem divini nominis gloriam Ipsa studuerat, congregationi praesertim condendae, ac legibus mo- ribusque constituendae, exitum imposuisse. In his itaque, ex mirabili prudentia, qua ecclesiasticae paruit auctoritati eiusque consilia obsequenter secuta est, maximam cepit utilitatem. « Mi consta per propria scienza, ait Testis I, ed è pure tradizione nel nostro istituto, che la Serva di Dio fondò il nostro istituto colla debita dipendenza dall'autorità ecclesiastica. Ella scrisse le regole del medesimo nostro istituto, regole che ebbero la sanzione pontifìcia verso l'anno 1820, per quanto ora mi sov- v iene» . Neque eam utilitates latuere, quae ex concordia cum civili auctoritate redundare potuissent, quum congregatio, quam condiderat, praeter aeternam proximorum salutem, in bonum quoque publicum commodumque civium potissimum verteret. Quare Testis X ait : « Le regole stesse furono approvate dal- l'Ordinario di Besanzone, e furono anche munite dalla sanzione civile ». Providentissimum Dei Famulae consilium ! huic enim procul dubio debetur si, in tot ac tantis fortunae vicissitudini- bus, tot rerum publicarum moderatoribus alternatis, imperio saepe ac multimode immutato, Sorores a Caritate exoptatae magis quam toleratae vel in G-alliis vel in Italia vel alibi fuere; atque si congregatio domibus opibusque atque auxiliis cuiusce- modi semper et ubique commodata est. In generale, ait I Te- stis, « ricordo che vivente ancora la Serva di Dio, questa estese anche in molte Provincie del Napoletano le sue opere in più stabilimenti pubblici ed in molti paesi.... e queste opere sono