562 EX S. C. lUTUUM

tentem, ex intercessione Ioannae Antidae Thouret, quam no- vendiali supplica vera t, illico revaluisse.

Etiam, post plura sacra novendialia, mulier quaedam, cuius brachii carcinomate cruciati amputationem medici iam statue- r a t , teste sorore Petra Bedotti, anno 1822 in nosocomio Thu- scanae, integram valetudinem recuperavit.

Nec vos pigeat postremo a Teste II audire quae de se in processu ordinario sub sacramento testata est his verbis: «Circa 12 anni fa essendo io nella casa generalizia di Roma m'infer- mai di grave malattia, di cui però non ricordo il nome e la specie, e questa malattia mi durò una quindicina di giorni. Per la stessa mia malattia ricordo che le suore si davano pensiero e per più notti le suore stesse vegliavano per me. Intanto come approssimavasi il giorno della Nunziata, giorno in cui si rin- nuovano dalle suore i voti, io fui presa dal desiderio di poter prendere anch'io parte alla festa della rinnovazione degli stessi voti; ne interrogai il medico cognominato Guardi, tuttora vi- vente, ma questi mi rispose, che non poteva io levarmi dal letto il dì della Nunziata. Io allora invocai la Serva di Dio nostra Fondatrice, perchè mi ottenesse la grazia della guarigione pel dì suddetto e le aggiunsi che desideravo da lei un segno del- l 'essere stata esaudita. Avvenne che la notte del giorno in cui mi era raccomandata alla Serva di Dio, mi sembrò di vedere non ricordo ora se in sogno o in veglia nella mia stanza una donna tutta vestita di bianco che stringeva con le mani al petto un Crocifìsso, e ciò per pochi momenti. Io allora stante la fatta preghiera con cui domandai alla S. d. D. un segno, come ho detto, giudicai che quella donna fosse stata realmente la Serva di Dio. Il fatto fu che al giorno dell'Annunziata io potetti le- varmi dal letto perfettamente sana, e così presi parte alla festa della rinnovazione dei voti e quindi innanzi godetti, come godo tuttora, buona salute. Ciò io attribuii a grazia ottenuta dalla Serva di Dio ».

Ex his, quae huc usque persecuti sumus, quantae Dei Ser- vae virtutes sint, praeclare constat. Munere igitur meo perfe- ctum esse arbitror. Quod si ego conticuissem, pauperes et ae- grotantes elatissimam vocem attollerent quotquot in toto orbe terrarum egestate laborant atque ope sororum a caritate fruun- tur. Hi omnes clamitarent ut quod imperitiae meae iure defe- rendum non esset, humano saltem generi grati animi pretium