APPENDIX V. 659

Ex Lit t . S. C. S. Officii 7 Aug. 1891.

Decretum quoad cohab i t a t iones coniugis infidelis e t c .

Nella Congr. di fer. IV. 5 corr. preso in esame l'esposto di Mons. Vescovo di Kishnagore nell'India (1) in cui quel Prelato domanda istru- zioni sulla maniera di contenersi circa l'interpellanza del coniuge in- fedele, attese le difficoltà che le circostanze della sua diocesi oppon- gono all'adempimento nei dovuti modi delle prescrizioni esistenti in proposito : gli Emi Sigg. Cardd. Inquisitori Generali hanno emanato il seguente decreto, approvato nell'Udienza del giorno appresso dal San- to Padre:

« Licet infidelis, facta interpellatione, sine Creatoris contumelia se cohabitaturum polliceatur, pertinere ad Episcopum, ipsius onerata con- scientia, ut omni adhibita diligentia et perpensis singulorum casuum circumstantiis et moribus regionum, iudicet utram parti ad fidem con- versae permittenda sit cohabitatio iuxta ea quae traduntur a sa. me. Bened. XIV. De Syn. dioec. lib. XIII, cap. XXI, n. 1 (2).

(1) In litteris ad Emum Praef. S. C. de Prop. Fide (25 Febr. 1890) haec, quae

sequuntur, exposuerat Episcopus Kishnaguren. ; « Passo adesso a pregare V. E.

a volermi benignamente chiarire sopra un dubio risguardante il secondo punto del- l'interpellanza, cioè sulla dichiarazione della parte infedele che consente di coabi- tare colla parte fedele sine contumelia Creatoris. Tale promessa è in pratica moral- mente nulla e non degna di fede, in questa diocesi, qualora fosse fatta. - Ecco il fatto. Secondo gli usi del paese, un infedele che mangia con un cristiano è con- siderato come cristiano dagl' infedeli, e perciò espulso dalla casta. Persino i suoi genitori non vogliono seco lui mangiare insieme: Se perciò la parte infedele accon- sente di coabitare colla parte fedele sine Contumelia Creatoris, è moralmente impos- sibile prestarle fede, poiché nè sarebbe considerata cristiana dai cristiani, nè infedele dagl'infedeli. Se tale persona fosse sinceramente pronta a romperla cogi' infedeli, essa pure si farebbe cristiana. Il credere perciò nel caso a tale promessa sarebbe un esporre (a parte neofita all'apostasia. La parte infedele, dopo ricevuto il consorte fedele, pagherebbe la sua multa, ed egli o ella sarebbe nuovamente ricevuta nella casta, seco trascinando il consorte cattolico ».

(2) Haec ibi : « Superiori ecclesiastico onus incumbit adhibendi vigilem curam ne, infideli coniuge in societatem tori consentiente , id mali sequatur ut neophytus ad vomitum redeat, et in pristinas infidelitatis tenebras prolabalur. Cohabitatio cum infideli coniuge, eliam remota Creatoris contumelia, videtur vetita a Concilio Tole- tano IV. in Can. Iudae qui christianas 28 quaest. I. Eadem tamen expresse permit- titur Cap. Quanto, et Cap. Gaudemus, de divortiis, quae multo tempore post Toleta- num canonem edita fuisse constat. Non desunt tamen theologi dari nominis qui, gravi spectato periculo, cui ex societate cum infideli coniux fidelis exponitur, etiamsi ille sine Creatoris contumelia se cohabitaturum polliceatur, adhuc tamen societa- tem huiusmodi illicitam esse contendant. Videri hac de re possunt Pontius de Ma- trim, lib. 7 cap. 48 n. 8 et seq. ; a Breno in Manual, missionarior. oriental, tom. 2