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werden und nicht zu viele einseitige Polemiken hervorzurufen. Ich würde
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Acta Benedicti Pp. XVI 633
dono da chiedere, che ci toglie ogni superbia e ci fa invocare con la fiducia
degli umili: « Padre (...), dacci oggi il nostro pane quotidiano ».4
L'uomo è incapace di darsi la vita da se stesso, egli si comprende solo a
partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra umanità e
a rendere buona e giusta la nostra vita. Nel Padre nostro chiediamo che sia
santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia la Sua volontà.
È anzitutto il primato di Dio che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e
nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità
di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il
nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della
nostra esistenza.
Da dove partire, come dalla sorgente, per recuperare e riaffermare il
primato di Dio? Dall'Eucaristia: qui Dio si fa cosı̀ vicino da farsi nostro cibo,
qui Egli si fa forza nel cammino spesso difficile, qui si fa presenza amica che
trasforma. Già la Legge data per mezzo di Mosè veniva considerata come
« pane del cielo », grazie al quale Israele divenne il popolo di Dio, ma in Gesù
la parola ultima e definitiva di Dio si fa carne, ci viene incontro come Perso-
na. Egli, Parola eterna, è la vera manna, è il pane della vita 5 e compiere le
opere di Dio è credere in Lui.6 Nell'Ultima Cena Gesù riassume tutta la sua
esistenza in un gesto che si inscrive nella grande benedizione pasquale a Dio,
gesto che Egli vive da Figlio come rendimento di grazie al Padre per il suo
immenso amore. Gesù spezza il pane e lo condivide, ma con una profondità
nuova, perché Egli dona se stesso. Prende il calice e lo condivide perché tutti
ne possano bere, ma con questo gesto Egli dona la « nuova alleanza nel suo
sangue », dona se stesso. Gesù anticipa l'atto di amore supremo, in obbedienza
alla volontà del Padre: il sacrificio della Croce. La vita gli sarà tolta sulla
Croce, ma già ora Egli la offre da se stesso. Cosı̀ la morte di Cristo non è
ridotta ad un'esecuzione violenta, ma è trasformata da Lui in un libero atto
d'amore, in un atto di auto-donazione, che attraversa vittoriosamente la
stessa morte e ribadisce la bontà della creazione uscita dalle mani di Dio,
umiliata dal peccato e finalmente redenta. Questo immenso dono è a noi
accessibile nel Sacramento dell'Eucaristia: Dio si dona a noi, per aprire la
nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero di amore della Croce, per
4 Mt 6, 11. 5 Cfr. Gv 6, 32-35. 6 Cfr. Gv 6, 28-29.