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3. Un terzo elemento, che in modo sempre più naturale e centrale fa parte
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di misura dalla verità di Dio e per essa s'impegna: « opportune - importune ».
Deve essere capace di precedere e di indicare la strada. Deve precedere se-
guendo Colui che ha preceduto tutti noi, perché è il vero Pastore, la vera
stella della promessa: Gesù Cristo. E deve avere l'umiltà di chinarsi davanti a
quel Dio che si è reso cosı̀ concreto e cosı̀ semplice da contraddire il nostro
stolto orgoglio, che non vuole vedere Dio cosı̀ vicino e cosı̀ piccolo. Deve
vivere l'adorazione del Figlio di Dio fattosi uomo, quell'adorazione che sem-
pre di nuovo gli indica la strada.
La liturgia dell'Ordinazione episcopale interpreta l'essenziale di questo
ministero in otto domande rivolte ai Consacrandi, che iniziano sempre con
la parola: «Vultis? - volete? ». Le domande orientano la volontà e le indicano
la strada da prendere. Vorrei qui brevemente menzionare soltanto alcune
delle parole-chiave di tale orientamento, nelle quali si concretizza ciò su cui
poc'anzi abbiamo riflettuto a partire dai Magi dell'odierna festa. Compito dei
Vescovi è il «praedicare Evangelium Christi », il « custodire » e « dirigere », il
«pauperibus se misericordes praebere », l'« indesinenter orare ». L'annuncio del
Vangelo di Gesù Cristo, il precedere e dirigere, il custodire il sacro patrimonio
della nostra fede, la misericordia e la carità verso i bisognosi e i poveri, in cui
si rispecchia l'amore misericordioso di Dio per noi e, infine, la preghiera
continua sono caratteristiche fondamentali del ministero episcopale. La pre-
ghiera continua che significa: non perdere mai il contatto con Dio; lasciarsi
sempre toccare da Lui nell'intimo del nostro cuore ed essere cosı̀ pervasi dalla
sua luce. Solo chi conosce personalmente Dio può guidare gli altri verso Dio.
Solo chi guida gli uomini verso Dio, li guida sulla strada della vita.
Il cuore inquieto, di cui abbiamo parlato rifacendoci a sant'Agostino, è il
cuore che, in fin dei conti, non si accontenta di niente che sia meno di Dio e,
proprio cosı̀, diventa un cuore che ama. Il nostro cuore è inquieto verso Dio e
rimane tale, anche se oggi, con « narcotici » molto efficaci, si cerca di liberare
l'uomo da questa inquietudine. Ma non soltanto noi esseri umani siamo in-
quieti in relazione a Dio. Il cuore di Dio è inquieto in relazione all'uomo. Dio
attende noi. È in ricerca di noi. Anche Lui non è tranquillo, finché non ci
abbia trovato. Il cuore di Dio è inquieto, e per questo si è incamminato verso
di noi - verso Betlemme, verso il Calvario, da Gerusalemme alla Galilea e
fino ai confini del mondo. Dio è inquieto verso di noi, è in ricerca di persone
che si lasciano contagiare dalla sua inquietudine, dalla sua passione per noi.
Persone che portano in sé la ricerca che è nel loro cuore e, al contempo, si
lasciano toccare nel cuore dalla ricerca di Dio verso noi. Cari amici, questo era