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3. Un terzo elemento, che in modo sempre più naturale e centrale fa parte
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Acta Benedicti Pp. XVI 25
benvenuto, rivoltemi anche a nome vostro. Saluto il Dott. Carmelo Cantone,
Direttore della Casa Circondariale, e i collaboratori, la polizia penitenziaria e i
volontari che si prodigano per le attività di questo Istituto. E saluto in modo
speciale tutti voi, detenuti, manifestandovi la mia vicinanza.
« Ero in carcere e siete venuti a trovarmi ».1 Queste sono le parole del
giudizio finale, raccontato dall'evangelista Matteo, e queste parole del Signo-
re, nelle quali Egli si identifica con i detenuti, esprimono in pienezza il senso
della mia visita odierna tra voi. Dovunque c'è un affamato, uno straniero, un
ammalato, un carcerato, lı̀ c'è Cristo stesso che attende la nostra visita e il
nostro aiuto. È questa la ragione principale che mi rende felice di essere qui,
per pregare, dialogare ed ascoltare. La Chiesa ha sempre annoverato, tra le
opere di misericordia corporale, la visita ai carcerati.2 E questa, per essere
completa, richiede una piena capacità di accoglienza del detenuto, « facendo-
gli spazio nel proprio tempo, nella propria casa, nelle proprie amicizie, nelle
proprie leggi, nelle proprie città ».3 Vorrei infatti potermi mettere in ascolto
della vicenda personale di ciascuno, ma, purtroppo, non è possibile; sono
venuto però a dirvi semplicemente che Dio vi ama di un amore infinito, e
siete sempre figli di Dio. E lo stesso Unigenito Figlio di Dio, il Signore Gesù,
ha fatto l'esperienza del carcere, è stato sottoposto a un giudizio davanti a un
tribunale e ha subito la più feroce condanna alla pena capitale.
In occasione del mio recente viaggio apostolico in Benin, nel novembre
scorso, ho firmato una Esortazione apostolica postsinodale in cui ho ribadito
l'attenzione della Chiesa per la giustizia negli Stati, scrivendo: « È pertanto
urgente che siano adottati sistemi giudiziari e carcerari indipendenti, per
ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli. Occorre inoltre bandire i casi
di errori della giustizia e i trattamenti cattivi dei prigionieri, le numerose
occasioni di non applicazione della legge che corrispondono ad una violazione
dei diritti umani e le incarcerazioni che non sfociano se non tardivamente o
mai in un processo. La Chiesa riconosce la propria missione profetica di fronte
a coloro che sono colpiti dalla criminalità e il loro bisogno di riconciliazione,
di giustizia e di pace. I carcerati sono persone umane che meritano, nono-
stante il loro crimine, di essere trattati con rispetto e dignità. Hanno bisogno
della nostra sollecitudine ».4
1 Mt 25, 36. 2 Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 2447. 3 Cfr CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, 39. 4 N. 83.