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segreto della divina maternità, è stata la prima a vedere il volto di Dio fatto
uomo nel piccolo frutto del suo grembo. La madre ha un rapporto tutto
speciale, unico e in qualche modo esclusivo con il figlio appena nato. Il primo
volto che il bambino vede è quello della madre, e questo sguardo è decisivo
per il suo rapporto con la vita, con se stesso, con gli altri, con Dio; è decisivo
anche perché egli possa diventare un « figlio della pace ».10 Tra le molte tipo-
logie di icone della Vergine Maria nella tradizione bizantina, vi è quella detta
« della tenerezza », che raffigura Gesù bambino con il viso appoggiato -
guancia a guancia - a quello della Madre. Il Bambino guarda la Madre, e
questa guarda noi, quasi a riflettere verso chi osserva, e prega, la tenerezza di
Dio, discesa in Lei dal Cielo e incarnata in quel Figlio di uomo che porta in
braccio. In questa icona mariana noi possiamo contemplare qualcosa di Dio
stesso: un segno dell'amore ineffabile che lo ha spinto a « dare il suo figlio
unigenito ».11 Ma quella stessa icona ci mostra anche, in Maria, il volto della
Chiesa, che riflette su di noi e sul mondo intero la luce di Cristo, la Chiesa
mediante la quale giunge ad ogni uomo la buona notizia: « Non sei più schia-
vo, ma figlio » 12 - come leggiamo ancora in san Paolo.
Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Signori Ambasciatori, cari ami-
ci! Meditare sul mistero del volto di Dio e dell'uomo è una via privilegiata che
conduce alla pace. Questa, infatti, incomincia da uno sguardo rispettoso, che
riconosce nel volto dell'altro una persona, qualunque sia il colore della sua
pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione. Ma chi, se non Dio,
può garantire, per cosı̀ dire, la « profondità » del volto dell'uomo? In realtà,
solo se abbiamo Dio nel cuore, siamo in grado di cogliere nel volto dell'altro
un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale o un nemico,
ma un altro me stesso, una sfaccettatura dell'infinito mistero dell'essere
umano. La nostra percezione del mondo e, in particolare, dei nostri simili,
dipende essenzialmente dalla presenza in noi dello Spirito di Dio. È una sorta
di « risonanza »: chi ha il cuore vuoto, non percepisce che immagini piatte,
prive di spessore. Più, invece, noi siamo abitati da Dio, e più siamo anche
sensibili alla sua presenza in ciò che ci circonda: in tutte le creature, e spe-
cialmente negli altri uomini, benché a volte proprio il volto umano, segnato
dalla durezza della vita e dal male, possa risultare difficile da apprezzare e da
accogliere come epifania di Dio. A maggior ragione, dunque, per riconoscerci
10 Lc 10, 6. 11 Gv 3, 16. 12 Gal 4, 7.