ACTA BENEDICTI PP. XVI

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale2

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 Acta Benedicti Pp. XVI 9

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 Acta Benedicti Pp. XVI 25

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 Acta Benedicti Pp. XVI 29

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 Acta Benedicti Pp. XVI 33

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 Acta Benedicti Pp. XVI 37

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale38

 Acta Benedicti Pp. XVI 39

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 Acta Benedicti Pp. XVI 41

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale42

 Acta Benedicti Pp. XVI 43

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 Acta Benedicti Pp. XVI 45

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 Acta Benedicti Pp. XVI 47

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale48

 Acta Benedicti Pp. XVI 49

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 Acta Benedicti Pp. XVI 53

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 Acta Benedicti Pp. XVI 55

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale56

 Acta Benedicti Pp. XVI 57

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 Acta Benedicti Pp. XVI 59

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 Acta Benedicti Pp. XVI 61

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale62

 Acta Benedicti Pp. XVI 63

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale64

 Acta Benedicti Pp. XVI 65

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale66

 Congregatio pro Episcopis 67

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale68

 Diarium Romanae Curiae 69

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale70

 Diarium Romanae Curiae 71

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale72

Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale26

segreto della divina maternità, è stata la prima a vedere il volto di Dio fatto

uomo nel piccolo frutto del suo grembo. La madre ha un rapporto tutto

speciale, unico e in qualche modo esclusivo con il figlio appena nato. Il primo

volto che il bambino vede è quello della madre, e questo sguardo è decisivo

per il suo rapporto con la vita, con se stesso, con gli altri, con Dio; è decisivo

anche perché egli possa diventare un « figlio della pace ».10 Tra le molte tipo-

logie di icone della Vergine Maria nella tradizione bizantina, vi è quella detta

« della tenerezza », che raffigura Gesù bambino con il viso appoggiato -

guancia a guancia - a quello della Madre. Il Bambino guarda la Madre, e

questa guarda noi, quasi a riflettere verso chi osserva, e prega, la tenerezza di

Dio, discesa in Lei dal Cielo e incarnata in quel Figlio di uomo che porta in

braccio. In questa icona mariana noi possiamo contemplare qualcosa di Dio

stesso: un segno dell'amore ineffabile che lo ha spinto a « dare il suo figlio

unigenito ».11 Ma quella stessa icona ci mostra anche, in Maria, il volto della

Chiesa, che riflette su di noi e sul mondo intero la luce di Cristo, la Chiesa

mediante la quale giunge ad ogni uomo la buona notizia: « Non sei più schia-

vo, ma figlio » 12 - come leggiamo ancora in san Paolo.

Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Signori Ambasciatori, cari ami-

ci! Meditare sul mistero del volto di Dio e dell'uomo è una via privilegiata che

conduce alla pace. Questa, infatti, incomincia da uno sguardo rispettoso, che

riconosce nel volto dell'altro una persona, qualunque sia il colore della sua

pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione. Ma chi, se non Dio,

può garantire, per cosı̀ dire, la « profondità » del volto dell'uomo? In realtà,

solo se abbiamo Dio nel cuore, siamo in grado di cogliere nel volto dell'altro

un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale o un nemico,

ma un altro me stesso, una sfaccettatura dell'infinito mistero dell'essere

umano. La nostra percezione del mondo e, in particolare, dei nostri simili,

dipende essenzialmente dalla presenza in noi dello Spirito di Dio. È una sorta

di « risonanza »: chi ha il cuore vuoto, non percepisce che immagini piatte,

prive di spessore. Più, invece, noi siamo abitati da Dio, e più siamo anche

sensibili alla sua presenza in ciò che ci circonda: in tutte le creature, e spe-

cialmente negli altri uomini, benché a volte proprio il volto umano, segnato

dalla durezza della vita e dal male, possa risultare difficile da apprezzare e da

accogliere come epifania di Dio. A maggior ragione, dunque, per riconoscerci

10 Lc 10, 6. 11 Gv 3, 16. 12 Gal 4, 7.