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particolarmente importanti. C'era innanzitutto una grande gioia condivisa,
che si esprimeva anche mediante il corpo, ma in maniera disciplinata ed
orientata dalla presenza del Dio vivente. Con ciò è già indicato il secondo
elemento: il senso della sacralità, del mistero presente del Dio vivente pla-
smava, per cosı̀ dire, ogni singolo gesto. Il Signore è presente - il Creatore,
Colui al quale tutto appartiene, dal quale noi proveniamo e verso il quale
siamo in cammino. In modo spontaneo mi venivano in mente le parole di san
Cipriano, che nel suo commento al Padre Nostro scrive: « Ricordiamoci di
essere sotto lo sguardo di Dio rivolto su di noi. Dobbiamo piacere agli occhi
di Dio, sia con l'atteggiamento del nostro corpo che con l'uso della nostra
voce ».1 Sı̀, questa consapevolezza c'era: noi stiamo al cospetto di Dio. Da
questo non deriva paura o inibizione, neppure un'obbedienza esteriore alle
rubriche e ancor meno un mettersi in mostra gli uni davanti agli altri o un
gridare in modo indisciplinato. C'era piuttosto ciò che i Padri chiamavano
« sobria ebrietas »: l'essere ricolmi di una gioia che comunque rimane sobria ed
ordinata, che unisce le persone a partire dall'interno, conducendole nella lode
comunitaria di Dio, una lode che al tempo stesso suscita l'amore del prossimo,
la responsabilità vicendevole.
Naturalmente faceva parte del viaggio in Africa soprattutto l'incontro
con i Fratelli nel ministero episcopale e l'inaugurazione del Sinodo dell'Africa
mediante la consegna dell'Instrumentum laboris. Ciò avvenne nel contesto di
un colloquio serale nella festa di san Giuseppe, un colloquio in cui i rappre-
sentanti dei singoli episcopati esposero in maniera toccante le loro speranze e
preoccupazioni. Io penso che il buon padrone di casa, san Giuseppe, che
personalmente conosce bene che cosa significhi il ponderare, in atteggiamento
di sollecitudine e di speranza, le vie future della famiglia, ci abbia ascoltato
con amore e ci abbia accompagnato fin dentro il Sinodo stesso. Gettiamo solo
un breve sguardo sul Sinodo. In occasione della mia visita in Africa si è resa
evidente innanzitutto la forza teologica e pastorale del Primato Pontificio
come punto di convergenza per l'unità della Famiglia di Dio. Lı̀, nel Sinodo, è
emersa ancora più fortemente l'importanza della collegialità - dell'unità dei
Vescovi, che ricevono il loro ministero proprio per il fatto che entrano nella
comunità dei Successori degli Apostoli: ognuno è Vescovo, Successore degli
Apostoli, solo in quanto partecipe della comunità di coloro nei quali continua
il Collegium Apostolorum nell'unità con Pietro e col suo Successore. Come
1 De dom. or. 4, CSEL III, 1, p. 269.