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3. Un terzo elemento, che in modo sempre più naturale e centrale fa parte
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Acta Benedicti Pp. XVI 37
l'incontro con i volontari della Giornata Mondiale della Gioventù: erano circa
20.000 giovani che, senza eccezione, avevano messo a disposizione settimane
o mesi della loro vita per collaborare alle preparazioni tecniche, organizzative
e contenutistiche della Giornata Mondiale della Gioventù e proprio cosı̀ ave-
vano reso possibile lo svolgimento ordinato del tutto. Con il proprio tempo
l'uomo dona sempre una parte della propria vita. Alla fine, questi giovani
erano visibilmente e « tangibilmente » colmi di una grande sensazione di feli-
cità: il loro tempo donato aveva un senso; proprio nel donare il loro tempo e
la loro forza lavorativa avevano trovato il tempo, la vita. E allora per me è
diventata evidente una cosa fondamentale: questi giovani avevano offerto
nella fede un pezzo di vita, non perché questo era stato comandato e non
perché con questo ci si guadagna il cielo; neppure perché cosı̀ si sfugge al
pericolo dell'inferno. Non l'avevano fatto perché volevano essere perfetti.
Non guardavano indietro, a se stessi. Mi è venuta in mente l'immagine della
moglie di Lot che, guardando indietro, divenne una statua di sale. Quante
volte la vita dei cristiani è caratterizzata dal fatto che guardano soprattutto a
se stessi, fanno il bene, per cosı̀ dire, per se stessi! E quanto è grande la
tentazione per tutti gli uomini di essere preoccupati anzitutto di se stessi,
di guardare indietro a se stessi, diventando cosı̀ interiormente vuoti, « statue
di sale »! Qui invece non si trattava di perfezionare se stessi o di voler avere la
propria vita per se stessi. Questi giovani hanno fatto del bene - anche se quel
fare è stato pesante, anche se ha richiesto sacrifici -, semplicemente perché
fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello. Occorre soltanto osare il salto.
Tutto ciò è preceduto dall'incontro con Gesù Cristo, un incontro che accende
in noi l'amore per Dio e per gli altri e ci libera dalla ricerca del nostro proprio
« io ». Una preghiera attribuita a san Francesco Saverio dice: Faccio il bene
non perché in cambio entrerò in cielo e neppure perché altrimenti mi potresti
mandare all'inferno. Lo faccio, perché Tu sei Tu, il mio Re e mio Signore.
Questo stesso atteggiamento l'ho incontrato anche in Africa, ad esempio nelle
suore di Madre Teresa che si prodigano per i bambini abbandonati, malati,
poveri e sofferenti, senza porsi domande su se stesse, e proprio cosı̀ diventano
interiormente ricche e libere. È questo l'atteggiamento propriamente cristia-
no. Indimenticabile rimane per me anche l'incontro con i giovani disabili
nella fondazione di San José in Madrid, dove nuovamente ho incontrato la
stessa generosità di mettersi a disposizione degli altri - una generosità del
darsi che, in definitiva, nasce dall'incontro con Cristo che ha dato se stesso
per noi.