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3. Un terzo elemento, che in modo sempre più naturale e centrale fa parte
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prima educazione consiste nell'imparare a riconoscere nell'uomo l'immagine
del Creatore e, di conseguenza, ad avere un profondo rispetto per ogni essere
umano e aiutare gli altri a realizzare una vita conforme a questa altissima
dignità. Non bisogna dimenticare mai che « l'autentico sviluppo dell'uomo
riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione »,6
inclusa quella trascendente, e che non si può sacrificare la persona per
raggiungere un bene particolare, sia esso economico o sociale, individuale
o collettivo.
Solo nella relazione con Dio l'uomo comprende anche il significato della
propria libertà. Ed è compito dell'educazione quello di formare all'autentica
libertà. Questa non è l'assenza di vincoli o il dominio del libero arbitrio, non è
l'assolutismo dell'io. L'uomo che crede di essere assoluto, di non dipendere da
niente e da nessuno, di poter fare tutto ciò che vuole, finisce per contraddire
la verità del proprio essere e per perdere la sua libertà. L'uomo, invece,
è un essere relazionale, che vive in rapporto con gli altri e, soprattutto, con
Dio. L'autentica libertà non può mai essere raggiunta nell'allontanamento
da Lui.
La libertà è un valore prezioso, ma delicato; può essere fraintesa e usata
male. « Oggi un ostacolo particolarmente insidioso all'opera educativa è
costituito dalla massiccia presenza, nella nostra società e cultura, di quel
relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima
misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l'apparenza della libertà
diventa per ciascuno una prigione, perché separa l'uno dall'altro, riducendo
ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio « io ». Dentro ad un tale
orizzonte relativistico non è possibile, quindi, una vera educazione: senza la
luce della verità prima o poi ogni persona è infatti condannata a dubitare
della bontà della stessa vita e dei rapporti che la costituiscono, della validità
del suo impegno per costruire con gli altri qualcosa in comune ».7
Per esercitare la sua libertà, l'uomo deve dunque superare l'orizzonte
relativistico e conoscere la verità su se stesso e la verità circa il bene e il
male. Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a
darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce lo chiama ad amare
e a fare il bene e a fuggire il male, ad assumere la responsabilità del bene
6 Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate (29 giugno 2009), 11: AAS 101 (2009), 648;
cfr Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 14: AAS 59 (1967), 264. 7 Benedetto XVI, Discorso in occasione dell'apertura del Convegno ecclesiale diocesano nella
Basilica di san Giovanni in Laterano (6 giugno 2005): AAS 97 (2005), 816.