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Siamo uniti grazie ai vari elementi comuni delle nostre ricche tradizioni
monastiche e pratiche liturgiche. Siamo fratelli e sorelle in Cristo. Come
è stato più volte osservato, ciò che ci unisce è molto più grande di ciò
che ci divide.
Sentiamo vere per noi le parole dell'apostolo Paolo: « Se un membro
soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte
le membra gioiscono con lui ».1 Le sofferenze condivise hanno fatto sì che
i cristiani, altrimenti divisi in molti aspetti, si avvicinassero maggiormente
gli uni agli altri. Nello stesso modo in cui lo spargimento del sangue dei
martiri è diventato il seme di nuovi cristiani nella Chiesa primitiva, oggi
il sangue di così tanti martiri appartenenti a tutte le Chiese diventa seme
dell'unità dei cristiani. I martiri e i santi di tutte le tradizioni ecclesiali sono
già una cosa sola in Cristo; i loro nomi sono scritti nell'unico martyrologium
della Chiesa di Dio. L'ecumenismo dei martiri è un invito rivolto a noi qui
e adesso a percorrere insieme il cammino verso un'unità sempre più piena.
La vostra è stata una Chiesa di martiri fin dal principio, e ancora oggi
siete testimoni di una violenza devastante contro i cristiani e contro le altre
minoranze in Medio Oriente e in alcune parti dell'Africa. Non possiamo
esimerci dal domandare, ancora una volta, a coloro che reggono le sorti
politiche ed economiche del mondo, di promuovere una coesistenza pacifica
basata sul rispetto reciproco e sulla riconciliazione, sul mutuo perdono e
sulla solidarietà.
Il vostro Paese sta compiendo grandi sforzi per migliorare le condizioni
di vita della popolazione e per costruire una società sempre più giusta,
basata sullo Stato di diritto e sul rispetto del ruolo delle donne. Ricordo
in particolare il problema della mancanza di acqua, con le sue gravi riper-
cussioni sociali ed economiche. Vi è ampio spazio per la collaborazione tra
le Chiese a favore del bene comune e della salvaguardia del creato, e non
dubito della disponibilità della Chiesa cattolica di Etiopia a lavorare insieme
alla Chiesa ortodossa Tewahedo che Vostra Santità presiede.
Santità, cari fratelli, è mia fervida speranza che da questo incontro
prenda avvio un nuovo tempo di fraterna amicizia tra le nostre Chiese.
Siamo consapevoli che la storia ha lasciato un fardello di dolorosi malin-
tesi e di diffidenza, per il quale chiediamo il perdono e la guarigione di
1 1 Cor 12, 26.