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Congregatio de Causis Sanctorum 303
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C'è tuttavia la « via certa » della misericordia, percorrendo la quale si passa
dalla possibilità alla realtà, dalla speranza alla certezza. Questa via è Gesù, il
quale ha « il potere sulla terra di perdonare i peccati » 3 e ha trasmesso questa
missione alla Chiesa.4 Il Sacramento della Riconciliazione è dunque il luogo
privilegiato per fare esperienza della misericordia di Dio e celebrare la festa
dell'incontro con il Padre. Noi dimentichiamo quest'ultimo aspetto, con tanta
facilità: io vado, chiedo perdono, sento l'abbraccio del perdono e mi dimentico
di fare festa. Questa non è dottrina teologica, ma io direi, forzando un po',
che la festa è parte del Sacramento: è come se della penitenza fosse parte
anche la festa che devo fare con il Padre che mi ha perdonato.
Quando, come confessori, ci rechiamo al confessionale per accogliere i
fratelli e le sorelle, dobbiamo sempre ricordarci che siamo strumenti della
misericordia di Dio per loro; dunque stiamo attenti a non porre ostacolo
a questo dono di salvezza! Il confessore è, egli stesso, un peccatore, un
uomo sempre bisognoso di perdono; egli per primo non può fare a meno
della misericordia di Dio, che lo ha « scelto » e lo ha « costituito »5 per questo
grande compito. Ad esso deve dunque disporsi sempre in atteggiamento di
fede umile e generosa, avendo come unico desiderio che ogni fedele possa
fare esperienza dell'amore del Padre. In questo non ci mancano confratelli
santi ai quali guardare: pensiamo a Leopoldo Mandic e Pio da Pietrelcina,
le cui spoglie abbiamo venerato un mese fa in Vaticano. E anche - mi
permetto - uno della mia famiglia: il padre Cappello.
Ogni fedele pentito, dopo l'assoluzione del sacerdote, ha la certezza, per
fede, che i suoi peccati non esistono più. Non esistono più! Dio è onnipotente.
A me piace pensare che ha una debolezza: una cattiva memoria. Una volta
che Lui ti perdona, si dimentica. E questo è grande! I peccati non esistono
più, sono stati cancellati dalla divina misericordia. Ogni assoluzione è, in un
certo modo, un giubileo del cuore, che rallegra non solo il fedele e la Chiesa,
ma soprattutto Dio stesso. Gesù lo ha detto: « Vi sarà gioia nel cielo per un
solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non
hanno bisogno di conversione ».6 È importante, dunque, che il confessore sia
anche un « canale di gioia » e che il fedele, dopo aver ricevuto il perdono,
non si senta più oppresso dalle colpe, ma possa gustare l'opera di Dio che
3 Lc 5, 24. 4 Cfr Gv 20, 21-23. 5 Cfr Gv 15, 16. 6 Lc 15, 7.