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tenere il fine precipuo di esso ed insieme sedationem con- cupiscentiae. Però non importa ulteriormente restare sullo generali sibbene bisogna esaminare la cosa in concreto.

« E stando al fatto in ispecie, sembrami si possa af- fermare che la brevità della vagina della signora Elena non potrebbe essere dimostrato costituire per sè causa as- soluta d'impotenza al coito. In verità chi potrebbe soste- nere essere insufficiente anche ad sedandam libidinem- la pe- netrazione dell'asta virile per cinque centimetri nella va- gina e chi potrebbe dire che pure versato l'umore prolifico in un vestibolo di così limitata profondità, riesca impossi- bile la fecondazione, la quale avvenne più volte anche ad imene intatto?

« Quindi, per le fatte considerazioni, dal medico legale almeno, non si potrebbe, in mancanza del fatto constituente certo e perpetuo al fine precipuo ed essenziale del matri- monio, o prescindendo da quello, giudicare di mancata con- sumazione e quindi di nullità, sulla base, per se tutt 'al tra che valida e sicura, del difetto di lunghezza della vagina. È invece evidente che le condizioni della signora Elena H , permettono risoluzione affermativa o negativa del quesito, secondo il concetto che si ha o si ritiene am- missibile sull'accoppiamento normale, rispettivamente sulla vera consumazione del matrimonio.

« In vero se la copula si dovesse ritenere perfetta ed ammettere la vera consumazione del matrimonio, anche quando da parte della donna (giacché di essa qui si tratta) per condizione preesistente, assoluta e perpetua non può avere effetto che soltanto ad sedandam libidinem; siccome questo scopo poteva essere sufficientemente ottenuto, si do- vrebbe ammettere che fra il signor Antonio K e la signora Elena H il matrimonio fu consumato ».

Ut concludam : matrimonii in controversiam adducti sors pendet a solutione duarum quaestionum : scilicet 1. An licitus sit coitus coniugalis absque spe prolis : 2. An vagina non longior 5 centim. et « a fondo chiuso » sufficere pos-