120 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
122 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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152 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
154 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
156 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
158 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
160 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
162 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
164 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
166 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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170 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
172 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
174 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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180 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
182 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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190 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
192 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
194 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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200 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
202 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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204 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 205
206 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 207
208 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 209
210 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 211
212 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 213
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Acta Francisci Pp. 183
difetto di valida intenzione, sia per grave deficit nella comprensione del
matrimonio stesso tale da determinare la volontà.2 La crisi del matrimo-
nio, infatti, è non di rado nella sua radice crisi di conoscenza illuminata
dalla fede, cioè dall'adesione a Dio e al suo disegno d'amore realizzato in
Gesù Cristo.
L'esperienza pastorale ci insegna che vi è oggi un gran numero di fedeli
in situazione irregolare, sulla cui storia ha avuto un forte influsso la diffusa
mentalità mondana. Esiste infatti una sorta di mondanità spirituale, « che si
nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa »,3
e che conduce a perseguire, invece della gloria del Signore, il benessere
personale. Uno dei frutti di tale atteggiamento è « una fede rinchiusa nel
soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o
una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e
illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell'immanenza
della sua propria ragione o dei suoi sentimenti ».4 È evidente che, per chi
si piega a questo atteggiamento, la fede rimane priva del suo valore orien-
tativo e normativo, lasciando campo aperto ai compromessi con il proprio
egoismo e con le pressioni della mentalità corrente, diventata dominante
attraverso i mass media.
Per questo il giudice, nel ponderare la validità del consenso espresso,
deve tener conto del contesto di valori e di fede - o della loro carenza
o assenza - in cui l'intenzione matrimoniale si è formata. Infatti, la non
conoscenza dei contenuti della fede potrebbe portare a quello che il Codice
chiama errore determinante la volontà.5 Questa eventualità non va più
ritenuta eccezionale come in passato, data appunto la frequente preva-
lenza del pensiero mondano sul magistero della Chiesa. Tale errore non
minaccia solo la stabilità del matrimonio, la sua esclusività e fecondità, ma
anche l'ordinazione del matrimonio al bene dell'altro, l'amore coniugale
come « principio vitale » del consenso, la reciproca donazione per costituire
il consorzio di tutta la vita. « Il matrimonio tende ad essere visto come una
mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo
2 Cfr CIC can. 1099. 3 Esort. ap. Evangelii gaudium, 93. 4 Ibid., 94. 5 Cfr CIC can. 1099.