120 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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132 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
134 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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138 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
140 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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148 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
150 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
152 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
154 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
156 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
158 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
160 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
162 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
164 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
166 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
168 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
170 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
172 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
174 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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180 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
182 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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186 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
188 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
190 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
192 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
194 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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198 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
200 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
202 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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204 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 205
206 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 207
208 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 209
210 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 211
212 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Congregatio de Causis Sanctorum 213
214 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
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234 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale
Acta Francisci Pp. 187
dell'altro. Se, infatti, si parte dal presupposto della comune appartenenza
alla natura umana, si possono superare i pregiudizi e le falsità e si può
iniziare a comprendere l'altro secondo una prospettiva nuova.
La storia del Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica va proprio
in questa direzione. Non si limita ad accettare quanto viene detto super-
ficialmente, dando luogo a stereotipi e preconcetti. Il lavoro accademico,
frutto di quotidiana fatica, va ad indagare le fonti, a colmare le lacune, ad
analizzare l'etimologia, a proporre un'ermeneutica del dialogo e, attraverso
un approccio scientifico ispirato allo stupore e alla meraviglia, è capace
di non perdere la bussola del mutuo rispetto e della stima reciproca. Con
queste premesse, ci si avvicina all'altro in punta di piedi senza alzare la
polvere che annebbia la vista.
I cinquant'anni del PISAI a Roma - dopo la sua nascita e i primi sviluppi
in Tunisia, grazie alla grande opera dei Missionari d'Africa - dimostrano
quanto la Chiesa universale, nel clima di rinnovamento post-conciliare, abbia
compreso l'incombente necessità di un istituto esplicitamente dedicato alla
ricerca e alla formazione di operatori del dialogo con i musulmani. Forse
mai come ora si avverte tale bisogno, perché l'antidoto più efficace contro
ogni forma di violenza è l'educazione alla scoperta e all'accettazione della
differenza come ricchezza e fecondità.
Tale compito non è semplice ma nasce e matura a partire da un forte
senso di responsabilità. Il dialogo islamo-cristiano, in modo particolare,
esige pazienza e umiltà che accompagnano uno studio approfondito, poiché
l'approssimazione e l'improvvisazione possono essere controproducenti o,
addirittura, causa di disagio e imbarazzo. C'è bisogno di un impegno duraturo
e continuo al fine di non farci cogliere impreparati nelle diverse situazioni e
nei differenti contesti. Per questa ragione si esige una preparazione specifica,
che non si limiti all'analisi sociologica, ma abbia le caratteristiche di un
cammino tra persone appartenenti alle religioni che, pur in modi diversi, si
rifanno alla paternità spirituale di Abramo. La cultura e l'educazione non
sono affatto secondarie in un vero processo di avvicinamento verso l'altro
che rispetti in ciascuna persona « la sua vita, la sua integrità fisica, la sua
dignità e i diritti che ne scaturiscono, la sua reputazione, la sua proprietà,
la sua identità etnica e culturale, le sue idee e le sue scelte politiche ».5
5 Messaggio per la fine del Ramadan, 10 luglio 2013.