separamus territorium, prout in praesens lege civili circumscribitur, munici-
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nanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni
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per il Vangelo », dice l'apostolo al suo discepolo.11 Questa parola, che sta alla
fine delle vie percorse dall'apostolo come un testamento, rimanda indietro
all'inizio della sua missione. Mentre, dopo il suo incontro con il Risorto, Paolo
si trovava cieco nella sua abitazione a Damasco, Anania ricevette l'incarico di
andare dal persecutore temuto e di imporgli le mani, perché riavesse la vista.
All'obiezione di Anania che questo Saulo era un persecutore pericoloso dei
cristiani, viene la risposta: Quest'uomo deve portare il mio nome dinanzi ai
popoli e ai re. « Io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome ».12
L'incarico dell'annuncio e la chiamata alla sofferenza per Cristo vanno in-
scindibilmente insieme. La chiamata a diventare il maestro delle genti è al
contempo e intrinsecamente una chiamata alla sofferenza nella comunione
con Cristo, che ci ha redenti mediante la sua Passione. In un mondo in cui la
menzogna è potente, la verità si paga con la sofferenza. Chi vuole schivare la
sofferenza, tenerla lontana da sé, tiene lontana la vita stessa e la sua gran-
dezza; non può essere servitore della verità e cosı̀ servitore della fede. Non c'è
amore senza sofferenza - senza la sofferenza della rinuncia a se stessi, della
trasformazione e purificazione dell'io per la vera libertà. Là dove non c'è
niente che valga che per esso si soffra, anche la stessa vita perde il suo valore.
L'Eucaristia - il centro del nostro essere cristiani - si fonda nel sacrificio di
Gesù per noi, è nata dalla sofferenza dell'amore, che nella Croce ha trovato il
suo culmine. Di questo amore che si dona noi viviamo. Esso ci dà il coraggio e
la forza di soffrire con Cristo e per Lui in questo mondo, sapendo che proprio
cosı̀ la nostra vita diventa grande e matura e vera. Alla luce di tutte le lettere
di san Paolo vediamo come nel suo cammino di maestro delle genti si sia
compiuta la profezia fatta ad Anania nell'ora della chiamata: « Io gli mostrerò
quanto dovrà soffrire per il mio nome ». La sua sofferenza lo rende credibile
come maestro di verità, che non cerca il proprio tornaconto, la propria gloria,
l'appagamento personale, ma si impegna per Colui che ci ha amati e ha dato
se stesso per tutti noi.
In questa ora ringraziamo il Signore, perché ha chiamato Paolo, renden-
dolo luce delle genti e maestro di tutti noi, e lo preghiamo: Donaci anche oggi
testimoni della risurrezione, colpiti dal tuo amore e capaci di portare la luce
del Vangelo nel nostro tempo. San Paolo, prega per noi! Amen.
11 2 Tm 1, 8. 12 At 9, 15s.