separamus territorium, prout in praesens lege civili circumscribitur, munici-
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nanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni
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Acta Benedicti Pp. XVI 463
Pastore dell'umanità, ci porta; nella sua umanità porta ciascuno di noi sulle
sue spalle. Sulla via della Croce ci ha portato a casa, ci porta a casa. Ma Egli
vuole avere anche degli uomini che « portino » insieme con Lui. Essere Pastore
nella Chiesa di Cristo significa partecipare a questo compito, del quale il
pallio fa memoria. Quando lo indossiamo, Egli ci chiede: « Porti, insieme
con me, anche tu coloro che mi appartengono? Li porti verso di me, verso
Gesù Cristo? ». E allora ci viene in mente il racconto dell'invio di Pietro da
parte del Risorto. Il Cristo risorto collega l'ordine: « Pasci le mie pecorelle »
inscindibilmente con la domanda: «Mi ami, mi ami tu più di costoro? ». Ogni
volta che indossiamo il pallio del Pastore del gregge di Cristo dovremmo
sentire questa domanda: «Mi ami tu? » e dovremmo lasciarci interrogare circa
il di più d'amore che Egli si aspetta dal Pastore.
Cosı̀ il pallio diventa simbolo del nostro amore per il Pastore Cristo e del
nostro amare insieme con Lui - diventa simbolo della chiamata ad amare gli
uomini come Lui, insieme con Lui: quelli che sono in ricerca, che hanno delle
domande, quelli che sono sicuri di sé e gli umili, i semplici e i grandi; diventa
simbolo della chiamata ad amare tutti loro con la forza di Cristo e in vista di
Cristo, affinché possano trovare Lui e in Lui se stessi. Ma il pallio, che rice-
vete « dalla » tomba di san Pietro, ha ancora un secondo significato, inscindi-
bilmente connesso col primo. Per comprenderlo può esserci di aiuto una
parola della Prima Lettera di san Pietro. Nella sua esortazione ai presbiteri
di pascere il gregge in modo giusto, egli - san Pietro - qualifica se stesso
synpresbýteros - con-presbitero.12 Questa formula contiene implicitamente
un'affermazione del principio della successione apostolica: i Pastori che si
succedono sono Pastori come lui, lo sono insieme con lui, appartengono al
comune ministero dei Pastori della Chiesa di Gesù Cristo, un ministero che
continua in loro. Ma questo « con » ha ancora due altri significati. Esprime
anche la realtà che indichiamo oggi con la parola « collegialità » dei Vescovi.
Tutti noi siamo con-presbiteri. Nessuno è Pastore da solo. Stiamo nella suc-
cessione degli Apostoli solo grazie all'essere nella comunione del collegio, nel
quale trova la sua continuazione il collegio degli Apostoli. La comunione, il
« noi » dei Pastori fa parte dell'essere Pastori, perché il gregge è uno solo,
l'unica Chiesa di Gesù Cristo. E infine, questo « con » rimanda anche alla
comunione con Pietro e col suo successore come garanzia dell'unità. Cosı̀ il
12 5, 1.