separamus territorium, prout in praesens lege civili circumscribitur, munici-
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nanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni
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tà parrocchiali, delle associazioni e movimenti ecclesiali, famiglie, giovani,
persone impegnate a vario titolo nell'opera formativa ed educativa. Ringra-
zio di cuore il Cardinale Vicario per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti
voi.
Dopo aver dedicato per tre anni speciale attenzione alla famiglia, già da
due anni abbiamo posto al centro il tema dell'educazione delle nuove gene-
razioni. È un tema che coinvolge anzitutto le famiglie, ma riguarda molto
direttamente anche la Chiesa, la scuola e la società intera. Cerchiamo di
rispondere cosı̀ a quella « emergenza educativa » che rappresenta per tutti
una grande e ineludibile sfida. L'obiettivo che ci siamo proposti per il prossi-
mo anno pastorale, e sul quale rifletteremo in questo Convegno, fa ancora
riferimento all'educazione, nell'ottica della speranza teologale, che si nutre
della fede e della fiducia nel Dio che in Gesù Cristo si è rivelato come il vero
amico dell'uomo. « Gesù è risorto: educare alla speranza nella preghiera, nel-
l'azione, nella sofferenza » sarà dunque il tema di questa nostra serata. Gesù
risorto dai morti è veramente il fondamento indefettibile su cui poggia la
nostra fede e la nostra speranza. Lo è fin dall'inizio, fin dagli Apostoli, che
sono stati testimoni diretti della sua risurrezione e l'hanno annunciata al
mondo a prezzo della loro vita. Lo è oggi e lo sarà sempre. Come scrive
l'Apostolo Paolo nel capitolo XV della prima Lettera ai Corinzi, « se Cristo
non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la
vostra fede »,1 se « noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa
vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini ».2 Ripeto a voi ciò che dissi
il 19 ottobre 2006 al Convegno ecclesiale di Verona: « La risurrezione di Cristo
è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non
certo creatori. Nello stesso tempo essa non è affatto un semplice ritorno alla
nostra vita terrena; è invece la più grande «mutazione » mai accaduta, il
« salto » decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingres-
so in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazaret,
ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l'intero universo ».
Nella luce di Gesù risorto dai morti possiamo dunque comprendere le vere
dimensioni della fede cristiana, come « speranza che trasforma e sorregge la
nostra vita »,3 liberandoci da quegli equivoci e da quelle false alternative che
nel corso dei secoli hanno ristretto e indebolito il respiro della nostra speran-
1 v. 14. 2 v. 19. 3 Enciclica Spe salvi, 10.