ACTA BENEDICTI PP. XVI

 separamus territorium, prout in praesens lege civili circumscribitur, munici-

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 nanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni

 IV

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 489

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 493

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 495

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 497

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 501

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 503

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 Congregatio pro Episcopis 505

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 Congregatio pro Episcopis 507

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 Congregatio pro Episcopis 509

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tà parrocchiali, delle associazioni e movimenti ecclesiali, famiglie, giovani,

persone impegnate a vario titolo nell'opera formativa ed educativa. Ringra-

zio di cuore il Cardinale Vicario per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti

voi.

Dopo aver dedicato per tre anni speciale attenzione alla famiglia, già da

due anni abbiamo posto al centro il tema dell'educazione delle nuove gene-

razioni. È un tema che coinvolge anzitutto le famiglie, ma riguarda molto

direttamente anche la Chiesa, la scuola e la società intera. Cerchiamo di

rispondere cosı̀ a quella « emergenza educativa » che rappresenta per tutti

una grande e ineludibile sfida. L'obiettivo che ci siamo proposti per il prossi-

mo anno pastorale, e sul quale rifletteremo in questo Convegno, fa ancora

riferimento all'educazione, nell'ottica della speranza teologale, che si nutre

della fede e della fiducia nel Dio che in Gesù Cristo si è rivelato come il vero

amico dell'uomo. « Gesù è risorto: educare alla speranza nella preghiera, nel-

l'azione, nella sofferenza » sarà dunque il tema di questa nostra serata. Gesù

risorto dai morti è veramente il fondamento indefettibile su cui poggia la

nostra fede e la nostra speranza. Lo è fin dall'inizio, fin dagli Apostoli, che

sono stati testimoni diretti della sua risurrezione e l'hanno annunciata al

mondo a prezzo della loro vita. Lo è oggi e lo sarà sempre. Come scrive

l'Apostolo Paolo nel capitolo XV della prima Lettera ai Corinzi, « se Cristo

non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la

vostra fede »,1 se « noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa

vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini ».2 Ripeto a voi ciò che dissi

il 19 ottobre 2006 al Convegno ecclesiale di Verona: « La risurrezione di Cristo

è un fatto avvenuto nella storia, di cui gli Apostoli sono stati testimoni e non

certo creatori. Nello stesso tempo essa non è affatto un semplice ritorno alla

nostra vita terrena; è invece la più grande «mutazione » mai accaduta, il

« salto » decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingres-

so in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazaret,

ma con Lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l'intero universo ».

Nella luce di Gesù risorto dai morti possiamo dunque comprendere le vere

dimensioni della fede cristiana, come « speranza che trasforma e sorregge la

nostra vita »,3 liberandoci da quegli equivoci e da quelle false alternative che

nel corso dei secoli hanno ristretto e indebolito il respiro della nostra speran-

1 v. 14. 2 v. 19. 3 Enciclica Spe salvi, 10.