ACTA BENEDICTI PP. XVI

 separamus territorium, prout in praesens lege civili circumscribitur, munici-

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 nanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 489

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 491

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 493

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 495

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 497

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 501

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 Congregatio pro Doctrina Fidei 503

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 Congregatio pro Episcopis 505

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 Congregatio pro Episcopis 507

 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale508

 Congregatio pro Episcopis 509

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 Diarium Romanae Curiae 511

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neare piuttosto quell'atteggiamento e quello stile con cui lavora e si impegna

colui che pone la sua speranza anzitutto in Dio. È in primo luogo un atteg-

giamento di umiltà, che non pretende di avere sempre successo, o di essere in

grado di risolvere ogni problema con le proprie forze. Ma è anche, e per lo

stesso motivo, un atteggiamento di grande fiducia, di tenacia e di coraggio: il

credente sa infatti che, nonostante tutte le difficoltà e i fallimenti, la sua vita,

il suo operare e la storia nel suo insieme sono custoditi nel potere indistrutti-

bile dell'amore di Dio; che essi pertanto non sono mai senza frutto e privi di

senso. In questa prospettiva possiamo comprendere più facilmente che la

speranza cristiana vive anche nella sofferenza, anzi, che proprio la sofferenza

educa e fortifica a titolo speciale la nostra speranza. Dobbiamo certamente

« fare tutto il possibile per diminuire la sofferenza: impedire, per quanto

possibile, la sofferenza degli innocenti; calmare i dolori; aiutare a superare

le sofferenze psichiche » 10 e grandi progressi sono stati effettivamente com-

piuti, in particolare nella lotta contro il dolore fisico. Non possiamo però

eliminare del tutto la sofferenza dal mondo, perché non è in nostro potere

prosciugare le sue fonti: la finitezza del nostro essere e il potere del male e

della colpa. Di fatto, la sofferenza degli innocenti e anche i disagi psichici

tendono purtroppo a crescere nel mondo. In realtà, l'esperienza umana di

oggi e di sempre, in particolare l'esperienza dei Santi e dei Martiri, conferma

la grande verità cristiana che non la fuga davanti al dolore guarisce l'uomo,

ma la capacità di accettare la tribolazione e di maturare in essa, trovandovi

un senso mediante l'unione a Cristo. Nel rapporto con la sofferenza e con le

persone sofferenti si determina pertanto la misura della nostra umanità, per

ciascuno di noi come per la società in cui viviamo. Alla fede cristiana spetta

questo merito storico, di aver suscitato nell'uomo, in maniera nuova e a una

profondità nuova, la capacità di condividere anche interiormente la sofferen-

za dell'altro, che cosı̀ non è più solo nella sua sofferenza, e anche di soffrire per

amore del bene, della verità e della giustizia: tutto questo sta molto al di

sopra delle nostre forze, ma diventa possibile a partire dal compatire di Dio

per amore dell'uomo nella passione di Cristo.

Cari fratelli e sorelle, educhiamoci ogni giorno alla speranza che matura

nella sofferenza. Siamo chiamati a farlo in primo luogo quando siamo perso-

nalmente colpiti da una grave malattia o da qualche altra dura prova. Ma

cresceremo ugualmente nella speranza attraverso l'aiuto concreto e la vici-

10 Spe salvi, 36.