separamus territorium, prout in praesens lege civili circumscribitur, munici-
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nanza quotidiana alla sofferenza sia dei nostri vicini e familiari sia di ogni
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Acta Benedicti Pp. XVI 475
neare piuttosto quell'atteggiamento e quello stile con cui lavora e si impegna
colui che pone la sua speranza anzitutto in Dio. È in primo luogo un atteg-
giamento di umiltà, che non pretende di avere sempre successo, o di essere in
grado di risolvere ogni problema con le proprie forze. Ma è anche, e per lo
stesso motivo, un atteggiamento di grande fiducia, di tenacia e di coraggio: il
credente sa infatti che, nonostante tutte le difficoltà e i fallimenti, la sua vita,
il suo operare e la storia nel suo insieme sono custoditi nel potere indistrutti-
bile dell'amore di Dio; che essi pertanto non sono mai senza frutto e privi di
senso. In questa prospettiva possiamo comprendere più facilmente che la
speranza cristiana vive anche nella sofferenza, anzi, che proprio la sofferenza
educa e fortifica a titolo speciale la nostra speranza. Dobbiamo certamente
« fare tutto il possibile per diminuire la sofferenza: impedire, per quanto
possibile, la sofferenza degli innocenti; calmare i dolori; aiutare a superare
le sofferenze psichiche » 10 e grandi progressi sono stati effettivamente com-
piuti, in particolare nella lotta contro il dolore fisico. Non possiamo però
eliminare del tutto la sofferenza dal mondo, perché non è in nostro potere
prosciugare le sue fonti: la finitezza del nostro essere e il potere del male e
della colpa. Di fatto, la sofferenza degli innocenti e anche i disagi psichici
tendono purtroppo a crescere nel mondo. In realtà, l'esperienza umana di
oggi e di sempre, in particolare l'esperienza dei Santi e dei Martiri, conferma
la grande verità cristiana che non la fuga davanti al dolore guarisce l'uomo,
ma la capacità di accettare la tribolazione e di maturare in essa, trovandovi
un senso mediante l'unione a Cristo. Nel rapporto con la sofferenza e con le
persone sofferenti si determina pertanto la misura della nostra umanità, per
ciascuno di noi come per la società in cui viviamo. Alla fede cristiana spetta
questo merito storico, di aver suscitato nell'uomo, in maniera nuova e a una
profondità nuova, la capacità di condividere anche interiormente la sofferen-
za dell'altro, che cosı̀ non è più solo nella sua sofferenza, e anche di soffrire per
amore del bene, della verità e della giustizia: tutto questo sta molto al di
sopra delle nostre forze, ma diventa possibile a partire dal compatire di Dio
per amore dell'uomo nella passione di Cristo.
Cari fratelli e sorelle, educhiamoci ogni giorno alla speranza che matura
nella sofferenza. Siamo chiamati a farlo in primo luogo quando siamo perso-
nalmente colpiti da una grave malattia o da qualche altra dura prova. Ma
cresceremo ugualmente nella speranza attraverso l'aiuto concreto e la vici-
10 Spe salvi, 36.