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Sant'Onofrio, dove nel 1294 lo raggiunse la notizia della sua elezione a Som-
mo Pontefice, avvenuta nel Conclave di Perugia; e l'Abbazia di Santo Spirito,
il cui altare maggiore venne da lui consacrato dopo la sua incoronazione,
avvenuta nella Basilica di Collemaggio a L'Aquila. In questa Basilica io
stesso, nell'aprile dell'anno scorso, dopo il terremoto che ha devastato la
Regione, mi sono recato per venerare l'urna con le sue spoglie e lasciare il
pallio ricevuto nel giorno dell'inizio del mio Pontificato. Sono passati ben
ottocento anni dalla nascita di san Pietro Celestino V, ma egli rimane nella
storia per le note vicende del suo tempo e del suo pontificato e, soprattutto,
per la sua santità. La santità, infatti, non perde mai la propria forza attrat-
tiva, non cade nell'oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del
tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne
tensione dell'uomo verso Dio. Dalla vita di san Pietro Celestino vorrei allora
raccogliere alcuni insegnamenti, validi anche nei nostri giorni.
Pietro Angelerio sin dalla sua giovinezza è stato un « cercatore di Dio », un
uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi della nostra esi-
stenza: chi sono, da dove vengo, perché vivo, per chi vivo? Egli si mette in
viaggio alla ricerca della verità e della felicità, si mette alla ricerca di Dio e,
per ascoltarne la voce, decide di separarsi dal mondo e di vivere da eremita. Il
silenzio diventa cosı̀ l'elemento che caratterizza il suo vivere quotidiano. Ed è
proprio nel silenzio esteriore, ma soprattutto in quello interiore, che egli riesce
a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua vita. C'è qui un primo
aspetto importante per noi: viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni
momento sembra debba essere « riempito » da iniziative, da attività, da suoni;
spesso non c'è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare. Cari fratelli e
sorelle! Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo
essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche la voce di chi ci
sta accanto, la voce degli altri.
Ma è importante sottolineare anche un secondo elemento: la scoperta del
Signore che fa Pietro Angelerio non è il risultato di uno sforzo, ma è resa
possibile dalla Grazia stessa di Dio, che lo previene. Ciò che egli aveva, ciò che
egli era, non gli veniva da sé: gli era stato donato, era grazia, ed era perciò
anche responsabilità davanti a Dio e davanti agli altri. Sebbene la nostra vita
sia molto diversa, anche per noi vale la stessa cosa: tutto l'essenziale della
nostra esistenza ci è stato donato senza nostro apporto. Il fatto che io viva
non dipende da me; il fatto che ci siano state persone che mi hanno introdotto
nella vita, che mi hanno insegnato cosa sia amare ed essere amati, che mi