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Acta Benedicti Pp. XVI 457
hanno trasmesso la fede e mi hanno aperto lo sguardo a Dio: tutto ciò è grazia
e non è « fatto da me ». Da noi stessi non avremmo potuto fare nulla se non ci
fosse stato donato: Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c'è del bello e
del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come
raggio di luce della sua bontà. Per questo dobbiamo essere attenti, tenere
sempre aperti gli « occhi interiori », quelli del nostro cuore. E se noi impariamo
a conoscere Dio nella sua bontà infinita, allora saremo capaci anche di vedere,
con stupore, nella nostra vita - come i Santi - i segni di quel Dio, che ci è
sempre vicino, che è sempre buono con noi, che ci dice: « Abbi fede in me! ».
Nel silenzio interiore, nella percezione della presenza del Signore, Pietro
del Morrone aveva maturato, inoltre, un'esperienza viva della bellezza del
creato, opera delle mani di Dio: ne sapeva cogliere il senso profondo, ne
rispettava i segni e i ritmi, ne faceva uso per ciò che è essenziale alla vita.
So che questa Chiesa locale, come pure le altre dell'Abruzzo e del Molise, sono
attivamente impegnate in una campagna di sensibilizzazione per la promo-
zione del bene comune e della salvaguardia del creato: vi incoraggio in questo
sforzo, esortando tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di
quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno
dell'Amore di Dio.
Nella seconda lettura di oggi, tratta dalla Lettera ai Galati, abbiamo
ascoltato una bellissima espressione di san Paolo, che è anche un perfetto
ritratto spirituale di san Pietro Celestino: « Quanto a me non ci sia altro vanto
che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo
per me è stato crocifisso, come io per il mondo ».1 Davvero la Croce costituı̀ il
centro della sua vita, gli diede la forza per affrontare le aspre penitenze e i
momenti più impegnativi, dalla giovinezza all'ultima ora: egli fu sempre
consapevole che da essa viene la salvezza. La Croce diede a san Pietro Cele-
stino anche una chiara coscienza del peccato, sempre accompagnata da un'al-
trettanto chiara coscienza dell'infinita misericordia di Dio verso la sua crea-
tura. Vedendo le braccia aperte e spalancate del suo Dio crocifisso, egli si è
sentito portare nel mare infinito dell'amore di Dio. Come sacerdote, ha fatto
esperienza della bellezza di essere amministratore di questa misericordia as-
solvendo i penitenti dal peccato, e, quando fu eletto alla Sede dell'Apostolo
Pietro, volle concedere una particolare indulgenza, denominata « La Perdo-
nanza ». Desidero esortare i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della
1 6, 14.