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Sur la route d'un monde nouveau que vous parcourez ensemble, soyez des
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Acta Benedicti Pp. XVI 265
della mia vita: nel giudizio di ogni singola cosa prendere come criterio che
cosa dice Dio su questo. Questa è la cosa essenziale, non quanto ricavo adesso
per me, non il vantaggio o lo svantaggio che avrò, ma la vera realtà, orien-
tarci a questa realtà. Dobbiamo proprio - mi sembra - nella Quaresima,
che è cammino di conversione, esercitare ogni anno di nuovo questa inversio-
ne del concetto di realtà, cioè che Dio è la realtà, Cristo è la realtà e il criterio
del mio agire e del mio pensare; esercitare questo nuovo orientamento della
nostra vita. E cosı̀ anche la parola latina «poenitentia », che ci appare un po'
troppo esteriore e forse attivistica, diventa reale: esercitare questo vuole dire
esercitare il dominio di me stesso, lasciarmi trasformare, con tutta la mia
vita, dalla Parola di Dio, dal pensiero nuovo che viene dal Signore e mi
mostra la vera realtà. Cosı̀ non si tratta solo di pensiero, di intelletto, ma si
tratta della totalità del mio essere, della mia visione della realtà. Questo
cambiamento del pensiero, che è conversione, tocca il mio cuore e unisce
intelletto e cuore, e mette fine a questa separazione tra intelletto e cuore,
integra la mia personalità nel cuore che è aperto da Dio e che si apre a Dio. E
cosı̀ trovo la strada, il pensiero diventa fede, cioè un aver fiducia nel Signore,
un affidarmi al Signore, vivere con Lui e intraprendere la sua strada in una
vera sequela di Cristo.
Poi san Paolo continua: « Costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme,
senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in
città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazione. Non ritengo in
nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e
il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al
Vangelo della grazia di Dio ».11 San Paolo sa che probabilmente questo viaggio
a Gerusalemme gli costerà la vita: sarà un viaggio verso il martirio. Qui
dobbiamo tenere presente il perché del suo viaggio. Va a Gerusalemme per
consegnare a quella comunità, alla Chiesa di Gerusalemme, la somma per i
poveri raccolta nel mondo dei Gentili. È quindi un viaggio di carità, ma di
più: questa è un'espressione del riconoscimento dell'unità della Chiesa tra
ebrei e gentili, è un riconoscimento formale del primato di Gerusalemme in
quel tempo, del primato dei primi Apostoli, un riconoscimento dell'unità e
dell'universalità della Chiesa. In questo senso, il viaggio ha un significato
ecclesiologico e anche cristologico, perché ha cosı̀ tanto valore per lui questo
riconoscimento, questa espressione visibile dell'unicità e dell'universalità del-
11 Vv. 22-24.