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comporre manuali di storia Patria, che modellò l'appartenenza all'istituto da
lui fondato su un paradigma coerente con una sana concezione liberale: « cit-
tadini di fronte allo Stato e religiosi di fronte alla Chiesa ».
La costruzione politico-istituzionale dello Stato unitario coinvolse diverse
personalità del mondo politico, diplomatico e militare, tra cui anche esponen-
ti del mondo cattolico. Questo processo, in quanto dovette inevitabilmente
misurarsi col problema della sovranità temporale dei Papi (ma anche perché
portava ad estendere ai territori via via acquisiti una legislazione in materia
ecclesiastica di orientamento fortemente laicista), ebbe effetti dilaceranti nel-
la coscienza individuale e collettiva dei cattolici italiani, divisi tra gli opposti
sentimenti di fedeltà nascenti dalla cittadinanza da un lato e dall'apparte-
nenza ecclesiale dall'altro. Ma si deve riconoscere che, se fu il processo di
unificazione politico-istituzionale a produrre quel conflitto tra Stato e Chiesa
che è passato alla storia col nome di « Questione Romana », suscitando di
conseguenza l'aspettativa di una formale « Conciliazione », nessun conflitto
si verificò nel corpo sociale, segnato da una profonda amicizia tra comunità
civile e comunità ecclesiale. L'identità nazionale degli italiani, cosı̀ fortemen-
te radicata nelle tradizioni cattoliche, costituı̀ in verità la base più solida della
conquistata unità politica. In definitiva, la Conciliazione doveva avvenire fra
le Istituzioni, non nel corpo sociale, dove fede e cittadinanza non erano in
conflitto. Anche negli anni della dilacerazione i cattolici hanno lavorato al-
l'unità del Paese. L'astensione dalla vita politica, seguente il «non expedit »,
rivolse le realtà del mondo cattolico verso una grande assunzione di respon-
sabilità nel sociale: educazione, istruzione, assistenza, sanità, cooperazione,
economia sociale, furono ambiti di impegno che fecero crescere una società
solidale e fortemente coesa. La vertenza apertasi tra Stato e Chiesa con la
proclamazione di Roma capitale d'Italia e con la fine dello Stato Pontificio,
era particolarmente complessa. Si trattava indubbiamente di un caso tutto
italiano, nella misura in cui solo l'Italia ha la singolarità di ospitare la sede
del Papato. D'altra parte, la questione aveva una indubbia rilevanza anche
internazionale. Si deve notare che, finito il potere temporale, la Santa Sede,
pur reclamando la più piena libertà e la sovranità che le spetta nell'ordine
suo, ha sempre rifiutato la possibilità di una soluzione della « Questione Ro-
mana » attraverso imposizioni dall'esterno, confidando nei sentimenti del po-
polo italiano e nel senso di responsabilità e giustizia dello Stato italiano. La
firma dei Patti lateranensi, l'11 febbraio 1929, segnò la definitiva soluzione
del problema. A proposito della fine degli Stati pontifici, nel ricordo del beato