Prudens haec mulier Metis die XXV mensis Augusti anno MDCCCXVII divite
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ha accolto e per le toccanti parole che mi ha rivolto all'inizio della Santa
Messa. Come non salutare poi il Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di
Stato, già Pastore di questa antica e nobile Chiesa? A lui il mio grazie più
sentito per la sua vicinanza spirituale e per la sua preziosa collaborazione.
Saluto poi il Vescovo Ausiliare, Mons. Luigi Ernesto Palletti, i Vescovi della
Liguria e gli altri Presuli. Rivolgo il mio deferente pensiero alle Autorità
civili, alle quali sono grato per la loro accoglienza e per il fattivo sostegno
che hanno prestato alla preparazione e allo svolgimento di questo mio pelle-
grinaggio apostolico. In particolare saluto il Ministro Claudio Scaiola in rap-
presentanza del nuovo Governo, che proprio in questi giorni ha assunto le sue
piene funzioni al servizio dell'amata Nazione italiana. Mi rivolgo poi con viva
riconoscenza ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai diaconi, ai laici impe-
gnati, ai seminaristi, ai giovani. A tutti voi, cari fratelli e sorelle, il mio saluto
affettuoso. Estendo il mio pensiero a quanti non hanno potuto essere presen-
ti, in modo speciale agli ammalati, alle persone sole e a quanti si trovano in
difficoltà. Affido al Signore la città di Genova e tutti i suoi abitanti in questa
solenne Concelebrazione eucaristica, che, come ogni domenica, ci invita a
partecipare in modo comunitario alla duplice mensa della Parola di Verità
e del Pane di Vita eterna.
Abbiamo ascoltato, nella prima Lettura,1 un testo biblico che ci presenta
la rivelazione del nome di Dio. È Dio stesso, l'Eterno e l'Invisibile, che lo
proclama, passando davanti a Mosè nella nube, sul monte Sinai. E il suo
nome è: « Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia
e di fedeltà ». San Giovanni, nel nuovo Testamento, riassume questa espres-
sione in una sola parola: « Amore ».2 Lo attesta anche il Vangelo odierno: « Dio
ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito ».3 Questo nome
esprime dunque chiaramente che il Dio della Bibbia non è una sorta di
monade chiusa in se stessa e soddisfatta della propria autosufficienza, ma è
vita che vuole comunicarsi, è apertura, relazione. Parole come « misericordio-
so », « pietoso », « ricco di grazia » ci parlano tutte di una relazione, in partico-
lare di un Essere vitale che si offre, che vuole colmare ogni lacuna, ogni
mancanza, che vuole donare e perdonare, che desidera stabilire un legame
saldo e duraturo. La Sacra Scrittura non conosce altro Dio che il Dio dell'Al-
leanza, il quale ha creato il mondo per effondere il suo amore su tutte le
1 Es 34, 4b-6.8-9. 2 Cfr 1 Gv 4, 8.16. 3 Gv 3, 16.