Prudens haec mulier Metis die XXV mensis Augusti anno MDCCCXVII divite
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creature 4 e che si è scelto un popolo per stringere con esso un patto nuziale,
farlo diventare una benedizione per tutte le nazioni e cosı̀ formare dell'intera
umanità una grande famiglia.5 Questa rivelazione di Dio si è pienamente
delineata nel Nuovo Testamento, grazie alla parola di Cristo. Gesù ci ha
manifestato il volto di Dio, uno nell'essenza e trino nelle persone: Dio è
Amore, Amore Padre - Amore Figlio - Amore Spirito Santo. Ed è proprio
nel nome di questo Dio che l'apostolo Paolo saluta la comunità di Corinto, e
saluta tutti noi: « La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio [Padre] e
la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi ».6
C'è dunque, in queste Letture, un contenuto principale che riguarda Dio,
e in effetti la festa di oggi ci invita a contemplare Lui, il Signore, ci invita a
salire in un certo senso « sul monte » come fece Mosè. Questo sembra a prima
vista portarci lontano dal mondo e dai suoi problemi, ma in realtà si scopre
che proprio conoscendo Dio più da vicino si ricevono anche le indicazioni
fondamentali per questa nostra vita: un po' come accadde a Mosè, che salen-
do sul Sinai e rimanendo alla presenza di Dio ricevette la legge incisa sulle
tavole di pietra, da cui il popolo trasse la guida per andare avanti, per trovare
la libertà e per formarsi come popolo in libertà e giustizia. Dal nome di Dio
dipende la nostra storia; dalla luce del suo volto il nostro cammino.
Da questa realtà di Dio, che Egli stesso ci ha fatto conoscere rivelandoci il
suo « nome », cioè il suo volto, deriva una certa immagine di uomo, cioè il
concetto di persona. Se Dio è unità dialogica, essere in relazione, la creatura
umana, fatta a sua immagine e somiglianza, rispecchia tale costituzione: essa
pertanto è chiamata a realizzarsi nel dialogo, nel colloquio, nell'incontro: è un
essere in relazione. In particolare, Gesù ci ha rivelato che l'uomo è essenzial-
mente « figlio », creatura che vive nella relazione con Dio Padre, e cosı̀ in
relazione con tutti i suoi fratelli e sorelle. L'uomo non si realizza in un'auto-
nomia assoluta, illudendosi di essere Dio, ma, al contrario, riconoscendosi
quale figlio, creatura aperta, protesa verso Dio e verso i fratelli, nei cui volti
ritrova l'immagine del Padre comune. Si vede bene che questa concezione di
Dio e dell'uomo sta alla base di un corrispondente modello di comunità
umana, e quindi di società. È un modello che sta prima di ogni regolamenta-
zione normativa, giuridica, istituzionale, ma direi anche prima delle specifi-
cazioni culturali; un modello di umanità come famiglia, trasversale a tutte le
4 Cfr Messale Romano, Pregh. Euc. IV. 5 Cfr Gn 12, 1-3; Es 19, 3-6. 6 2 Cor 13, 13.