Prudens haec mulier Metis die XXV mensis Augusti anno MDCCCXVII divite
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Acta Benedicti Pp. XVI 381
uomo in quanto uomo. Ognuno può trovare la propria strada, se incontra
Colui che è Parola e Pane di vita e si lascia guidare dalla sua amichevole
presenza. Senza il Dio-con-noi, il Dio vicino, come possiamo sostenere il
pellegrinaggio dell'esistenza, sia singolarmente che in quanto società e fami-
glia dei popoli? L'Eucaristia è il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel
cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione. In effetti, non
basta andare avanti, bisogna vedere verso dove si va! Non basta il « progres-
so », se non ci sono dei criteri di riferimento. Anzi, se si corre fuori strada, si
rischia di finire in un precipizio, o comunque di allontanarsi più rapidamente
dalla meta. Dio ci ha creati liberi, ma non ci ha lasciati soli: si è fatto Lui
stesso « via » ed è venuto a camminare insieme con noi, perché la nostra libertà
abbia anche il criterio per discernere la strada giusta e percorrerla.
E a questo punto non si può non pensare all'inizio del « decalogo », i dieci
comandamenti, dove sta scritto: « Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto
uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di
fronte a me ».6 Troviamo qui il senso del terzo elemento costitutivo del Corpus
Domini: inginocchiarsi in adorazione di fronte al Signore. Adorare il Dio di
Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per amore, è il rimedio più valido e radicale
contro le idolatrie di ieri e di oggi. Inginocchiarsi davanti all'Eucaristia è
professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi
davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginoc-
chiamo solo davanti a Dio, davanti al Santissimo Sacramento, perché in esso
sappiamo e crediamo essere presente l'unico vero Dio, che ha creato il mondo
e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito.7 Ci prostriamo dinanzi a
un Dio che per primo si è chinato verso l'uomo, come Buon Samaritano, per
soccorrerlo e ridargli vita, e si è inginocchiato davanti a noi per lavare i nostri
piedi sporchi. Adorare il Corpo di Cristo vuol dire credere che lı̀, in quel pezzo
di pane, c'è realmente Cristo, che dà vero senso alla vita, all'immenso uni-
verso come alla più piccola creatura, all'intera storia umana come alla più
breve esistenza. L'adorazione è preghiera che prolunga la celebrazione e la
comunione eucaristica e in cui l'anima continua a nutrirsi: si nutre di amore,
di verità, di pace; si nutre di speranza, perché Colui al quale ci prostriamo non
ci giudica, non ci schiaccia, ma ci libera e ci trasforma.
Ecco perché radunarci, camminare, adorare ci riempie di gioia. Facendo
nostro l'atteggiamento adorante di Maria, che in questo mese di maggio
6 Es 20, 2-3. 7 Cfr Gv 3, 16.